di Luca Capponi
Ci sono pezzi di storia che meriterebbero molto più rispetto. Alcuni di essi sono ormai certi di essere finiti in un colpevole e vergognoso dimenticatoio. Altri, invece, sono ancora in tempo per essere salvati, forse. Tutti, sono accomunati oltre che da un fascino senza tempo, da origini antichissime e dal fatto di essere nati per unire due sponde, in una città, Ascoli, costruita in prossimità di due fiumi e diversi altri torrenti.
Si parla evidentemente di ponti, manufatti di cui le cento torri ed i suoi dintorni sono ricche. Accanto ai più famosi e fotografati, i cui nomi sono be noti a tutti, dal Ponte di Cecco (l’unico ponte al mondo che si attraversa e si percorre solo in una direzione, leggi qui perché) a quello di Solestà, c’è però una realtà parallela, sotterranea, fatta di monumenti di epoca romana e medievale quasi del tutto abbandonati a loro stessi, dimenticati, fuori dai circuiti turistici, la cui valorizzazione farebbe le fortune di chiunque e che invece si trovano a dover lottare anche solo per restare in piedi. E che, spesso, neanche chi vive nei pressi conosce.
Iniziamo questa carrellata della vergogna dal ponte sul Gran Caso: alzi la mano chi lo ha mai notato. Si trova in via Piceno Aprutina, per chi arriva dal centro poco prima di giungere alla caserma “Clementi”, sulla destra. È lì che, aguzzando la vista, noterete sommerso dalle sterpaglie persino un cartello turistico recante la la scritta “Ponte romano Gran Caso – periodo augusteo”.
Per il resto, chi lo trova vince un premio. Ah sì, sta sotto strada, completamente invisibile, da anni ed anni, quasi del tutto sepolto, irraggiungibile: a questo punto togliete pure il cartello, che è meglio. Tra l’altro, a dare un ulteriore tocco negativo a questa incommentabile situazione, c’è il fatto che il ponte goda anche di una voce su Wikipedia, grazie alla menzione sul volume “Roman Bridges” edito dalla Cambridge University Press nel 1993. Se solo nell’illustre università britannica sapessero in che condizioni si trova oggi il ponte…
Altra brutta pagina arriva da Vallefiorana, a due passi dalla città. Anche qui la situazione è penosa. Un altro bellissimo ponte romano è quasi del tutto inghiottito dalla vegetazione. Per arrivarci dal lato appunto di Vallefiorana (l’unico accessibile visto che dall’altro c’è una fitta boscaglia) occorre però percorrere la stradina che aggira una proprietà privata (una casa costruita a pochissimi metri dal manufatto, con vista direttamente…sul ponte) dove scorrazza libero un cane di grosse dimensioni.
Insomma, oltre alla difficoltà per rintracciarne la posizione, c’è anche l’ostacolo animalesco. Noi, dunque, ci siamo dovuti accontentare di scattare qualche foto solo da lontano. Sperando, con non pochi dubbi, che in futuro questo tesoro venga segnalato adeguatamente e reso fruibile in maniera congrua.
Più volte segnalate anche da Italia Nostra (l’ultima lo scorso ottobre, leggi qui) sono invece le condizioni del ponte romano del rio San Giuseppe, nella frazione di Mozzano, ritenuto a rischio crollo.
«Allarmanti e non più sostenibili – spiega Italia Nostra -. Nell’alveo del rio e lungo l’arcata del ponte è presente una vera e propria foresta di arbusti, alberi, piante rampicanti che oltre a nascondere completamente il manufatto formano una compatta parete che, in caso di piogge eccezionali, si porrebbe come un ostacolo insuperabile al deflusso delle acque e dell’altro materiale solido dalle stesse trasportato, creando una vera e propria diga che potrebbe determinare il crollo del manufatto e la sua scomparsa definitiva».
Infine, c’è un ponte medievale che rischia anch’esso una fine poco edificante, ovvero il Ponte Tasso, lungo la strada tra Ascoli e Castel Trosino, sopra le acque azzurre del Castellano. La complicata situazione attorno alla sua fruizione (leggi qui), tra sentieri privati, vandalismi e incuria, ha portato nel giro di qualche anno al quasi completo isolamento del sito, un’altra perla che, se non si agisce per tempo, potrebbe finire tristemente nel dimenticatoio della vergogna.
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