Caso Pfizer, Mariani ai sindacati:
«E’ una questione morale»

ASCOLI - «Il mio intervento non è un'aprioristica difesa d'ufficio della categoria imprenditoriale, ma nasce da un problema di coscienza: è una questione morale, prima ancora che sindacale. Intendo dire che non voglio avere, tra qualche anno, il rimorso di non aver fatto e detto abbastanza per garantire il lavoro delle aziende e di tutti i loro collaboratori, per avvertire cittadini e lavoratori del rischio che si corre tenendo comportamenti irresponsabili che possono determinare scelte irrimediabilmente pregiudizievoli per il futuro del territorio. Sarebbe scellerato, da parte mia, tacere»
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Simone Mariani

«Il mio intervento sullo sciopero alla Pfizer non è un’aprioristica difesa d’ufficio della categoria imprenditoriale, ma nasce da un problema di coscienza: è una questione morale, prima ancora che sindacale. Intendo dire che non voglio avere, tra qualche anno, il rimorso di non aver fatto e detto abbastanza per garantire il lavoro delle aziende e di tutti i loro collaboratori, per avvertire cittadini e lavoratori del rischio che si corre tenendo comportamenti irresponsabili che possono determinare scelte irrimediabilmente pregiudizievoli per il futuro del territorio. Sarebbe scellerato, da parte mia, tacere». Inizia così il nuovo intervento del presidente di Confindustria Ascoli, Simone Mariani sul caso Pfizer in risposta anche alla controreplica dei sindacati.

LE RISPOSTE DI MARIANI AI SINDACATI – Il presidente degli industriali replica in sei punti ai sindacati. Si inizia dallo “sciopero”. «Se può ben essere considerato lo strumento estremo dell’esercizio di tutela dei lavoratori -afferma Mariani- non può certo essere annoverato quale manifestazione di un processo di partecipazione agli obiettivi di crescita e sviluppo dell’impresa, anzi ne rappresenta la negazione».  «Che una multinazionale come la Pfizer attui comportamenti padronali e si sottragga al confronto costruttivo è inconcepibile -prosegue- come già evidenziato, il confronto è stato formalmente avviato con largo anticipo rispetto all’operatività delle modifiche all’organizzazione dell’orario di lavoro come dimostrano i 3 verbali di incontro redatti e firmati da tutte le parti presenti al tavolo: azienda, Confindustria, Rsu e organizzazioni sindacali provinciali di categoria di Cgil, Cisl, Uil e Ugl. Dai verbali emerge con chiarezza l’estrema trasparenza dell’azienda, ed un’informativa molto analitica agli interlocutori sindacale. Come terzo punto è stato evidenziato che fosse ingiusto chiedere sacrifici ai lavoratori senza contestualmente risolvere problemi organizzativi aziendali”: in realtà è stata l’azienda stessa, nell’esporre le motivazioni alla base della nuova organizzazione degli orari, a far presente che l’ampliamento dei turni non sarebbe stata la sola iniziativa volta ad aumentare la competitività dello stabilimento rivedendo i processi produttivi e migliorando l’operatività delle linee». Mariani aggiunge: «E’ falsa -continua- l’affermazione secondo la quale siano stati richiesti benefici economici o permessi aggiuntivi in contropartita”: dal verbale del 7/1/2019 si evince chiaramente la richiesta dei sindacati di riduzione della prestazione annua rispetto a quella del contratto nazionale, riconoscendo i restanti giorni come permesso retribuito! Inoltre quando si afferma ci siamo impegnati … insieme alla Confindustria, in una serie di iniziative per accrescere la competitività della nostra provincia e la sua appetibilità per nuovi insediamenti produttivi” ribatto che non bastano enunciazioni di principio; aldilà dell’aver ottenuto il riconoscimento dell’Area di Crisi Industriale Complessa, questo deve essere considerato, un punto di partenza e non un punto di arrivo. Ciò che eravamo chiamati a fare assieme era la predisposizione di un insieme di misure concordate, immediatamente esigibili per le aziende, di vantaggio competitivo per il territorio; questo tentativo è stato più volte da noi fatto nel passato, ma si è arenato di fronte alla loro proposta di rinvio ad accordi aziendali, tutti da verificare e contrattare caso per caso (in pratica come si fa da sempre). La verità è che le aziende pagano non solo le proprie scelte, come è giusto che sia, ma pagano anche le opportunità non colte a causa dei comportamenti delle rappresentanze sindacali, che in taluni casi sono state, e potrebbero ancora essere, motivo dell’abbandono del nostro territorio da parte di grandi aziende». Infine l’ultima replica: «Abbiamo -dice Mariani- sempre considerato l’invito agli imprenditori ad effettuare con coraggio investimenti; conseguentemente l’esortazione rivolta ai lavoratori ed ai loro rappresentanti a manifestare altrettanto coraggio nell’accettare il necessario cambiamento, nell’abbandonare vecchie rigidità finalizzate a mantenere alcuni comfort oggi non più sostenibili, nella disponibilità a far parte di un percorso nuovo, che rappresenta la vera sfida per il futuro del nostro territorio. Infine sulla considerazione dei “ lavoratori quale risorsa fondamentale delle aziende” , non accettiamo assolutamente lezioni dai Sindacati. Sappiamo bene -è l’attacco finale- quanto i nostri collaboratori siano importanti, addirittura vitali, per le nostra aziende; e lo sappiamo evidentemente meglio di loro: una consapevolezza, la nostra, che è alimentata dalla vicinanza quotidiana tra imprenditori e collaboratori, dalla fatica del lavoro vero, condiviso in azienda e per l’azienda: c’è una grande differenza tra l’imprenditore che vive ogni giorno con i lavoratori e chi invece vive grazie ai lavoratori».

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