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«Non è del Comune né dell’Ascoli»:
la Corte di Appello ridà
la sede sociale a Del Duca

ASCOLI - I magistrati anconetani hanno riconfermato il pronunciamento del giudice Marangoni del 2012 riguardo al possesso dei 4 appartamenti di corso Vittorio Emanuele. Una vicenda giudiziaria che va avanti dal 2005
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L’ingresso della sede dell’Ascoli Calcio in corso Vittorio Emanuele 21

di Renato Pierantozzi

Nuovo pronunciamento giudiziario  e, sostanzialmente, ennesimo nulla di fatto nell’annosa (e per certi versi incredibile) vicenda legata agli appartamenti (ben 4) di corso Vittorio Emanuele 21 che ospitano la sede sociale dell’Ascoli Calcio. E’ stata infatti pubblicata di recente la sentenza della Corte di Appello in merito al ricorso presentato dal Comune sul pronunciamento di primo grado del tribunale ascolano. I magistrati dorici hanno confermato che la sede non è né del Comune né della società bianconera. A quanto pare la proprietà sarebbe di Ernesto Del Duca, erede del mecenate ed ex patron dell’Ascoli degli anni ’60. Di mezzo c’è sempre testamento della vedova Del Duca, la madame Simone, che donava al Comune la proprietà con l’obbligo di destinarla alla società sportiva più importante della città.

LE TAPPE DELLA VICENDA

La vicenda giudiziaria va avanti dal 2005 e vede opposti l’amministrazione comunale e la società bianconera (nel frattempo passata da Ascoli Calcio 1898 ad Ascoli Picchio ed ora di nuovo Ascoli Calcio 1898 con l’intermezzo della curatela fallimentare, ndr) per il possesso dei quattro appartamenti siti in corso Vittorio Emanuele 21.

La corte di appello di Ancona

Da una parte, l’Arengo si ritiene «proprietario dei beni», dall’altra l’Ascoli ha respinto ogni domanda dell’amministrazione ritenendola «infondata» anche per intervenuta «usucapione». Nel luglio del 2012, è stata deposita in Tribunale la sentenza numero 525 del giudice Marangoni che ha respinto il ricorso del Comune. Alla base del rigetto della domanda, secondo l’avvocatura comunale, ci sarebbe stato il fatto che il Comune non avrebbe provato di aver notificato alla donante (la vedova dell’ex presidente bianconero Del Duca) l’accettazione della donazione dei beni oggetto della causa. Invece, sempre secondo i legali dell’Arengo, «il Comune ha accettato la donazione a suo favore con atto notarile stipulato l’11 luglio 1995 e notificato alla donante in data 7 settembre 2005». Tuttavia tale atto non sarebbe stato prodotto nella causa di primo grado e il codice di procedura civile non prevede la possibilità di presentarlo in secondo grado. Bocciata anche la richiesta di usucapione dell’Ascoli. Come si esce ora da questo labirinto? Dal punto di vista giudiziario l’unica strada percorribile pare il ricorso in Cassazione. Se la sede tornerà effettivamente in mano all’erede di Del Duca ci si dovrebbe aspettare un nuovo atto di generosità verso il Comune o comunque verso la più importante società sportiva cittadina. Alla prossima puntata.


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