di Luca Capponi
Chissà cosa avrebbero detto Crivelli, Tiziano o Tintoretto. Chissà se avrebbero acconsentito oppure avrebbero gridato al “sacrilegio” vedendo il luogo che ospita alcune delle loro opere utilizzato a mo’ di rosticceria. Quesito ovviamente senza risposta. Nel frattempo però divampano le polemiche. Perché, a prescindere da chi fa cosa (e in questo caso soprattutto dove) resta da valutare l’opportunità o meno di concedere le magnifiche sale della pinacoteca civica per cene e simili; il tutto, bene inteso, pur di fare cassa. E’ la seconda volta che succede nel giro di pochi mesi, e probabilmente non sarà l’ultima (anche se molti sperano di sì), ma tant’è: tavole imbandite in grande stile, su questo nulla da dire, volti sorridenti, selfie a manetta, allegria e via giù di banchetto. L’ultimo di questi, come già accaduto durante il party di una nota imprenditrice, ha scatenato l’ennesimo putiferio.
Sotto l’occhio del ciclone il Soroptimist International Ascoli Piceno, che si definisce “una libera associazione di donne con qualificazione elevata nel proprio impegno lavorativo, sociale e culturale, attive nei vari ambiti della società in cui vivono e che devono osservare principi di etica professionale e di elevata moralità nelle proprie attività e nella vita in generale”. Evidentemente tra i principi da osservare c’è anche quello della sensibilità e della vicinanza verso l’arte. Una vicinanza estrema, verrebbe da dire, tanto che stavolta si sono indispettiti un po’ tutti. Per la precisione, durante la recente cena di Natale organizzata dall’associazione, tenutasi lo scorso 17 dicembre…indovinate dove?
Nessun reato, per carità, perché come regolamento comunale vuole, l’uso della pinacoteca per tali scopi è consentito ai privati, con tanto di tariffario. Anche se, nello stesso, si parla di buffet o coffee-break e non di cene vere e proprie con sedie e quant’altro. A far storcere il naso ai più, poi, anche la presenza a tale convivio del vicesindaco Donatella Ferretti.
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