di Franco De Marco
Protagonista al Vinitaly anche l’Istituto Agrario “Celso Ulpiani” di Ascoli insieme a quello di Macerata. Due eccellenze italiane. Tradizione e innovazione mista a un po’ di fantasia e abilità tipica dei giovani. È il mix enologico e professionale che gli Istituti agrari di Ascoli e di Macerata hanno portato al Vinitaly con due progetti presentati nello stand della Regione Marche. Gli studenti del sesto anno di corso, quello della specializzazione enotecnica, sono stati protagonisti e animatori di un incontro nel corso del quale sono state approfondite due proposte di studio per il rilancio delle zone terremotate: una dedicata al caso Arquata e una per gli antichi vigneti mezzadrili di Corridonia.
«I giovani – ha sottolineato la vice presidente della Regione, Anna Casini – hanno mostrato di aver riscoperto e amato la tradizione agricola marchigiana ed hanno compreso che il futuro dell’agricoltura regionale è legato alla qualità e al territorio». Sono giunti a queste conclusioni dopo studi che hanno valorizzato l’economia circolare mezzadrile individuando una metodologia applicabile ai vitigni autoctoni sconosciuti o dimenticati efficace per la loro ricoperta economica. Hanno dimostrato la possibilità di valorizzare l’area terremotata dei Sibillini ripiantando il Pecorino antico.
Lo studio dell’Ulpiani, una delle undici scuole italiane in cui la specializzazione di enotecnico è attiva dal dopoguerra, ha presentato un progetto, come detto, sulle zone terremotate, in particolare di Arquata del Tronto. Il concetto sviluppato dai ragazzi è che la ricostruzione non può prescindere dalla valorizzazione dei territori. Si è puntato sulla coltivazione del vitigno del Pecorino in montagna, dimostrando che le remore sulla sua fattibilità sono superabili adottando opportune tecniche sviluppate dagli stessi studenti. È stato quindi proposto alla Regione di ampliare il disciplinare del Falerio Pecorino con una sottozona denominata “Terra di Arquata” esclusiva per le zone terremotate montane.
«Il suo successo – ha commentato la Regione – può rappresentare un motivo di rilancio, di investimenti, di vanto per le Marche, oltre a un’opportunità per gli agricoltori di ritornare verso i Sibillini e, per la Regione, lo spunto per avviare l’iter legislativo. Non si è ragionato su una nuova Doc perché il percorso sarebbe troppo lungo e difficile». La proposta è di iniziare con una sottozona per poi arrivare, entro dieci anni, a una Doc indipendente. Anche il progetto dell’Istituto Garibaldi di Macerata è innovativo. Fa riferimento alla presenza di vecchi vigneti abbandonati, del periodo mezzadrile che risalgono agli anni ’50 e anche precedenti. I ragazzi hanno creato un modello colturale per recuperarli puntando non su una logica conservativa, ma di moderna valorizzazione di un patrimonio storico e biologico che sta scomparendo. L’idea è quella di partire dal passato per guardare al futuro sviluppando opportunità occupazionali.
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