di Federica Serfilippi
Diciassette anni passati a nascondersi dalla polizia italiana non sono bastati. Rifarsi una vita, mettere al mondo due figlie, compiere lavori saltuari sotto falso nome, neanche. E’ terminata la latitanza di Iurie Cegolea,il 48enne moldavo destinatario di un ordine di cattura per l’omicidio dell’avvocato Antonio Colacioppo, avvenuto il primo febbraio 1999 ad Ascoli. Un delitto per cui Cegolea è stato condannato in via definitiva a 30 anni di carcere assieme ai suoi complici, suoi connazionali: la moglie del legale e l’ex fiamma di lei. I due sono tuttora in carcere: la donna a Perugia, l’uomo all’isola d’Elba. Il 48enne è stato catturato dopo estenuanti indagini portate avanti dalla Squadra Mobile di Ancona e di Ascoli, coordinati dallo Sco (Servizio centrale operativo) e dalla procura generale. Era inserito nella lista dei 100 latitanti più pericolosi. La cattura è avvenuta lo scorso 12 gennaio, mentre Celogea stava attraversando il confine tra la Moldavia e l’Ucraina. L’estradizione è avvenuta ieri pomeriggio, quando il killer è sbarcato alle 14 a Fiumicino e ha fatto ingresso nel carcere di Rebibbia. Gli è rimasto da scontare 24 anni e 11 mesi. L’uomo è formalmente latitante dal 2004, quando la Cassazione ha confermato la pena stabilita dalla Corte di Appello di Ancona. Il secondo grado (sentenza emessa il 17 marzo 2003) aveva ribaltato il giudizio del tribunale ascolano che aveva assolto tutti e tre i moldavi dall’accusa di concorso in omicidio. Subito dopo il primo grado, il terzetto (tornato libero dopo la caduta delle misure cautelari) aveva lasciato l’Italia. Nel 2006, in una cittadina vicino Odessa, erano stati arrestati la moglie di Colacioppo, Angela Biriukova e Valeri Luchin, l’uomo indicato sempre come fiamma della donna. All’appello degli investigatori mancava solo Cegolea, riconosciuto come l’esecutore materiale, assieme a Luchin, dell’omicidio dell’avvocato, colpito a morte nel suo studio con 17 coltellate inferte al collo, al viso e al torace.
A tradire il 48enne sarebbero stati i social network da lui usati. Facebook, Instagram e Skype, piattaforme attraverso cui la polizia – nonostante il moldavo comunicasse in cirillico – è riuscita a tessere un puzzle investigativo arrivando prima ai conoscenti di Cegolea, poi ai posti e alle amicizie da lui frequentati a Chișinău, capitale della Moldavia dove si era rifatto una vita, sposandosi e avendo due figlie. Attraverso i social, fotografie, messaggi, file, la polizia ha praticamente pedinamento in maniera digitale Celogea, arrivando a localizzarlo con precisione. E’ stato catturato pochi metri dopo aver messo piede in Ucraina attraverso un bus di linea. Stava scappando. La soddisfazione del questore dorico Claudio Cracovia: «Questa operazione ci dice due cose: chi viene colpito da una pena, la deve scontare, perchè la giustizia arriva e colpisce chi merita, indipendentemente dal luogo dove si nasconde. L’altra cosa è la ricerca.
Se sei animato dalla spirito della ricerca dei colpevoli, prima o poi li trovi. Questo lavoro ha tenuto conto delle nuove frontiere investigative che sono i nuovi mezzi di comunicazione. Non siamo arrivati impreparati a questa svolta social». Il capo della Squadra Mobile di Ascoli Piceno, vice questore Patrizia Peroni: «L’arresto è un dato importantissimo per il nostro territorio, dà grande soddisfazione e per noi rappresenta la chiusura di un cerchio».
Omicidio dell’avvocato Colacioppo, il video e le foto del killer arrestato
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