di Maria Nerina Galiè
La Whirlpool spenderà 6 milioni e 205.000 euro per mandare a casa i 73 lavoratori (dato aggiornato a venerdì scorso 21 giugno) che a Comunanza hanno scelto l’esodo volontario dal 1 luglio (leggi l’articolo). Forse anche di più tenendo conto che c’è ancora una settimana prima della scadenza della domanda. E’ oltre un terzo di quello che l’azienda ha deciso di investire per il sito piceno dopo l’intesa raggiunta a ottobre scorso. Alvaro Cesaroni, sindaco di Comunanza, non rimane a guardare. Biasima l’azienda che «sta disattendendo l’impegno di rilanciare i volumi». Ritiene che i sindacati abbiano «avallato un accordo pazzesco». Convoca i titolari delle aziende locali fornitrici della Whirlpool per mercoledì 26 giugno. Programma per la prossima settimana un incontro con i sindaci del territorio. Ma andiamo con ordine.
L’incentivo di 85.000 lordo per lasciare il lavoro dal 1 luglio era stato introdotto a gennaio scorso. La reazione di Cesaroni era stata immediata (leggi l’articolo): «Non si rilancia uno stabilimento pagando i dipendenti per lasciare il posto. A meno che non si pensi di assumere forze nuove», aveva detto. Il 21 gennaio aveva affidato le sue “perplessità” ad una lettera inviata al Ministro Luigi Di Maio, nella quale evidenziava il sentore che tale misura fosse volta a vanificare gli impegni presi sul tavolo della trattativa.
A distanza di sei mesi le preoccupazioni del sindaco non risultano infondate. «E’ un controsenso! Il personale si è ridotto drasticamente per scelta. Altro che azzeramento degli esuberi con l’incremento dei volumi». Per Cesaroni l’esodo di massa poteva avere senso nell’ottica di uno “svecchiamento” dello stabilimento piceno. Invece i 73 che se ne andranno con 67.000 euro netti in tasca hanno un’età media di 54 anni e solo il 40% di loro è vicino alla pensione.
«Presumo che adesso queste persone cercheranno un nuovo lavoro – ha commentato il sindaco – togliendolo magari ai giovani. De resto hanno fatto una scelta ritenendola “conveniente”. Con tali incentivi l’azienda ha ingenerato una cultura devastante e individualistica, con al centro solo l’interesse personale. Lontana da una visione collettiva volta a rilancio dell’occupazione nell’intera area montana». E ce n’è anche per i sindacati “colpevoli” di non essere balzati sulla seggiola, a gennaio, di fronte alla proposta di incentivi tanto “generosi”. «Non avrebbero dovuto accettare» ha sentenziato per aggiungere: «Non hanno pensato alle conseguenze? Non è venuto loro in mente che la misura era in netta controtendenza con quanto firmato appena due mesi prima al Mise?».
Non ci sta Cesaroni ad assistere al depauperamento del sito piceno, senza una prospettiva di nuovi innesti e la conferma del mantenimento degli accordi. Nella settimana in cui azienda, sindacati ed Istituzioni si rivedranno al Mise, per discutere di Napoli, il sindaco di Comunanza mobiliterà il territorio a partire dai titolari delle aziende locali che compongono l’indotto. L’incontro è stato già fissato a mercoledì prossimo. Sarà poi la volta dei sindaci dei Comuni del circondario, la cui economia è strettamente legata al sito piceno, che ora conta meno di 380 lavoratori ed è ben lontana dall’epoca in cui rappresentava il sostegno di tutta l’area montana.
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