«La rimozione delle macerie è stato sottovalutata, anche in campo ambientale, e per come è stata impostata è divenuta un vero e proprio affare, e non una necessità per le zone terremotate. Essa deve essere funzionale solo alla rinascita e alla ricostruzione il più veloce possibile dei territori. Ma non è stato cosi, purtroppo. Va fatto subito un passo indietro, rivedendo quanto è stato stabilito anche attraverso l’incremento consistente dei controlli, a 360 gradi. Noi siamo pronti a fare la nostra parte se questa finalmente fosse la scelta della Regione».
A parlare è il consgliere regionale del Movimento 5 Stelle Peppino Giorgini, oggi intervenuto in assemblea a margine dell’interrogazione presentata sul tema insieme ai colleghi di partito Gianni Maggi, Romina Pergolesi e Piergiorgio Fabbri.
«Da due anni -continua- affermo che le macerie avrebbero dovuto essere trattate nelle vicine cave (come si è fatto nel sisma dell’Aquila) e non vi sarebbero stati problemi. Sono convinto che questi arresti siano solo un’avvisaglia del calderone che si sta scoperchiando. La Regione, in veste di soggetto attuatore, doveva controllare maggiormente perché le macerie non possono, e non dovevano essere un business».
Gli arresti a cui si riferisce Giorgini sono quelli recenti che hanno riguardato anche un funzionario della Regione incaricato della gestione delle macerie, con accuse, ovviamente da accertare, quali “corruzione e rivelazione di segreti di ufficio”. Non a caso l’assessore Angelo Sciapichetti ha evitato di commentare la vicenda specifica essendo in corso le indagini della magistratura.
Il Movimento 5 Stelle ha stigmatizzato con forza le modalità adottate dalla giunta Ceriscioli per garantire la ricostruzione e la successiva ripartenza dei territori colpiti dal terremoto, pretendendo doverosa chiarezza.
Caso macerie, clamorosa svolta: in manette una imprenditrice e un funzionario regionale
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