di Maria Nerina Galiè
Alle porte di Ferragosto, la carenza di acqua dalle sorgenti resta critica perché i consumi sono al clou. L’allarme rosso non è ancora tale da dover ricorrere alle chiusure notturne. «Non abbiamo nessuna intenzione di rovinare la stagione a residenti e turisti», rassicurano i responsabili del Consorzio Idrico Intercomunale del Piceno. Ma ogni tanto qualche serbatoio resta a secco.
Venerdì 9 agosto, ad esempio, è accaduto ad Ascoli nella zona di Monteverde. Nei giorni scorsi anche in centri abitati sparsi in altri Comuni. Ad Acquasanta Terme soprattutto. «La criticità dura poche ore, giusto il tempo di riempire le vasche, aumentando per un po’ la potenza», a parlare sono sempre i tecnici della società per azioni, i quali tireranno «un sospiro di sollievo solo tra 7-10 giorni».
Fa caldo, in diverse località la popolazione è aumentata di molto e non si esclude l’uso improprio che la stessa Ciip aveva invitato ad evitare, chiedendo sostegno ai Comuni per vigilare con proprio personale su eventuali trasgressori. In un primo momento sembrava volessero tutti darsi un gran da fare. Ma alla resa dei conti solo Francesca Grilli, sindaco di Montemonaco, ha trasformato la partecipazione “morale” in un’ordinanza, di certo più utile, emessa il 30 luglio, cioè subito.
Il linea con la comunicazione del Consorzio idrico, è stata appunto stabilita «l’adozione di tutte le misure idonee al risparmio della risorsa idrica, limitandone l’utilizzo per esigenze igienico/potabili, evitando il più possibile sprechi ed abusi. Ai trasgressori verranno applicate sanzioni normativamente previste». Raggiunta al telefono per un commento, la Grilli è apparsa sorpresa del suo primato: «L’ho ritenuto un atto dovuto. L’acqua è un bene troppo prezioso. Montemonaco poi è sempre molto attenta su tutto ciò che riguarda l’ambiente».
Il provvedimento ha sortito anche l’effetto di sensibilizzare i montemonachesi, che in più occasioni hanno segnalato perdite di fontanelle pubbliche o che erano rimaste aperte. Sono sprechi anche quelli. «A San Giorgio all’Isola si è rotta da tempo la vasca di un’ex abbeveratoio – ha raccontato la sindaca – e mi sono detta disponibile a ripararlo e riempirlo. I residenti hanno detto di poterne fare a meno e di soprassedere fino a che persiste la carenza idrica». E proprio la piccola frazione ora è oggetto di un’altra ordinanza, del 6 agosto, di divieto di acqua potabile, resasi necessaria per un esito “non conforme” della carica batterica ai controlli di routine da parte dell’Asur. Da verifiche successive della Ciip i parametri sono rientrati nella norma, ma occorre la conferma del servizio sanitario. Dovrebbe arrivare a breve, ma intanto il divieto resta in vigore.
Al momento l’azione di individuare eventuali “furbetti” dell’acqua è sulle spalle di 8 dipendenti del Ciip che “prendono di mira” le zone dove i consumi risultano “eccessivi”, come Castorano, Spinetoli, Colli del Tronto, Folignano, Maltignano e Acqusanta Terme. «In questa prima fase – avvisano i controllori – ci siamo limitati a prendere i nomi e il numero di contatore di qualcuno. Poi saremo meno tolleranti. Ma è chiaro che la presa di posizione dei sindaci avrebbe dato una grossa mano». Per uso improprio dell’acqua s’intende innaffiare orti, giardini e cortili, lavare automezzi, pulire strade e marciapiedi. Ma anche non fare manutenzione ad impianti privati e autoclavi.
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