di Franco De Marco
Addio a Sandro Riga, il fotografo storico di Ascoli. I suoi clic, infiniti, continui, intelligenti, mai scontati o banali, hanno raccontato la vita, le persone, i fatti e soprattutto il bello architettonico della città. E’ deceduto questa mattina nell’ospedale di Giulianova dove era ricoverato da alcuni giorni. Aveva 79 anni. Mentre si trovava al mare, a Villa Rosa, solo in casa in quel momento, ha avuto un malore. Già da qualche tempo era sofferente. I familiari, quando sono rientrati, lo hanno subito soccorso. E’ stato trasportato nell’ospedale di Giulianova. Sandro ha lottato per qualche giorno, poi la ceduto per le complicanze del malore. Lascia la moglie Gabriella (Lella) Celani e le figlie Barbara, assessore comunale ad Acquaviva Picena, e Silvia.
E’ senza dubbio una grave perdita per la città e per la cultura cittadina. Sandro Riga era una vera istituzione cittadina. Più di cinquanta anni di attività professionale. Ma anche una volta andato in pensione ha continuato ad immortalare gli angoli più suggestivi e nascosti di Ascoli. Con un amore immenso verso la sua Ascoli. Lo si poteva incontrare dovunque e a tutte le ore, con la macchinetta fotografica sempre a portata di mano e pronto a cogliere scorsi e aspetti particolari della vita cittadina. Il suo archivio storico è un patrimonio immenso abbracciando più di 60 anni di vita cittadina. In particolare ricordiamo bene quelli relativi alle due principali manifestazioni cittadine come il Carnevale e la Quintana.
A “Cronache Picene” Sandro Riga si era simpaticamente confessato in occasione, alla fine di dicembre dell’anno scorso, de “L’ora del ritratto”, la serie di ritratti dal vivo realizzata nel Caffè Meletti dal pittore Dante Fazzini il quale, con indubbia sensibilità, lo aveva individuato come personaggio cittadino di rilievo. Una vitalità ancora da ragazzino, con la curiosità del vero fotografo. Tra le sue ultime fatiche i soffitti affrescati dei palazzi nobiliari di Ascoli. Bellezze sconosciute ai più. «Sono stato il primo – raccontò con orgoglio – a fotografare il soffitto affrescato del Caffè Meletti. Mi chiamò l’ingegner Franco Semproni (dipendente della Carisap, ndr). Andai nel locale alla mattina presto quando non c’era nessuno e mi distesi a terra con l’obiettivo puntato in alto. Per fotografare i soffitti bisogna essere acrobati». Confessò di aver sempre privilegiati l’Ascoli nascosta, la piccola rua, gli scorci ai quali non si fa caso, la lue di un certo momento.
Iniziò la carriera di fotografo, insieme al fratello Mimì, anche lui fotografo storico di Ascoli, con studio in via Cairoli. Poi ebbe lo studio in Piazza del Popolo, sotto le logge all’angolo di corso Mazzini, e successivamente all’angolo tra via Trieste e corso Mazzini. Ha collaborato, da giovane, anche con “Il Resto del Carlino”. Il funerale si svolgerà sabato 24 agosto, alle ore 16, in Duomo.
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