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Whirlpool e il premier Conte
non trovano la quadra su Napoli,
si va verso la chiusura  

DECISIONE dell’azienda dopo l’incontro di oggi a Palazzo Chigi con il premier e il ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli. Whirlpool: «Vista l’impossibilità di una discussione sul merito del progetto di riconversione, siamo costretti alla cessazione dell'attività produttiva dal primo novembre 2019». Le prime reazioni del sindacato Ugl. Il coordinatore nazionale Francesco Armandi, ex Rsu di Comunanza: «Stato di agitazione in tutti i siti italiani»
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Il premier Giuseppe Conte (Foto Andrea Vagnoni)

«Siamo costretti alla cessazione dell’attività produttiva dello stabilimento di Napoli, con decorrenza 1 novembre 2019», è questa la secca reazione dei vertici della Whirlpool all’esito dell’incontro di oggi 15 ottobre, avvenuto a Roma Palazzo Chigi, con il presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte e il Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli, successivo a quello che si era svolto nella stessa sede lo scorso 9 ottobre ma con il Coordinamento sindacale. Per la multinazionale americana quindi non ci sono alternative alla riconversione del sito produttivo, attraverso la vendita alla Passive Refrigeration Solutions, misura alla quale Patuanelli  si era fermamente opposto, ribadendolo nella manifestazione nazionale di Roma del 4 ottobre, quando aveva chiamato in causa anche il premier Conte. I motivi che hanno portato la Whirlpool a dichiarare una presa di posizione così drastica sono state «l’impossibilità di una discussione sul merito del progetto di riconversione e i mesi di incontri che non hanno portato ad alcun progresso nella negoziazione», si legge nella nota aziendale, che prosegue: «Come già ribadito, nonostante ingenti investimenti realizzati negli ultimi anni, lo stabilimento di Napoli non è più sostenibile per via di una crisi strutturale. Opera infatti al di sotto del 30 per cento della capacità di produzione installata a causa del drastico declino della domanda di lavatrici di alta gamma a livello internazionale e di congiunture macroeconomiche sfavorevoli, condizioni non previste né in alcun modo prevedibili al momento della sottoscrizione del Piano Industriale del 25 ottobre 2018».

Francesco Armandi dell’Ugl

Tutto ciò per l’azienda non mette in discussione «la strategicità dell’Italia, dove sono impiegate circa 5.500 persone e sono stati realizzati investimenti significativi, arrivando a costruire la più forte presenza produttiva del settore. In questo contesto, si confida nella continua collaborazione con il Governo italiano per supportare la propria forte presenza nel Paese e per garantire che gli investimenti rendano i propri impianti competitivi per il mercato globale».

Immediata la reazione della Ugl, del segretario generale Antonio Spera e del coordinatore nazionale Whirlpool Francesco Armandi, ex Rsu dello stabilimento di Comunanza, i quali chiedono «lo stato di agitazione in tutti i siti italiani». «L’esito negativo del confronto di oggi resta per l’Ugl un fatto incomprensibile e che desta molte perplessità. Chiediamo al governo – sottolineano i sindacalisti – di portare al tavolo di Palazzo Chigi i vertici della Whirlpool per dare avvio ad un confronto costruttivo mirato al rispetto, da parte dell’azienda, dell’accordo sottoscritto il 25 ottobre 2018 presso il ministero dello Sviluppo Economico».

m.n.g.


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