«Quassù più vicino a Dio per la libertà di tutti gli Italiani i patrioti ascolani nelle epiche giornate 3, 4 e 5 ottobre 1943 calpestando il tradimento dei nazifascisti per primi iniziarono la lotta partigiana; eroi purissimi col sangue scrissero il loro nome nella storia del mondo libero. Sono le parole incise nella pietra del monumento dedicato a quei 35 valorosi che caddero tra il settembre e l’ottobre del 1943 sul pianoro del Colle San Marco. Settantasette anni fa gli ascolani scelsero la libertà e pagarono un alto tributo di sangue.
E aggiunge: «Eppure, questo sacrificio è stato inutile. A distanza di tanti anni, nel silenzio delle istituzioni e delle coscienze, Ascoli sta vivendo una delle pagine più buie dal dopoguerra ad oggi. Non bastava la cena in memoria di Benito Mussolini con la partecipazione del sindaco Fioravanti, non bastavano le croci celtiche allo stadio, non bastavano le immagini nostalgiche nei bar e nelle barbierie. Ora si espongono bandiere di Salò alle finestre della casa di un ex consigliere comunale, assessore e consigliere regionale. Il tutto nella più assoluta indifferenza. Ascoli non può restare indifferente. Inutile chiedere al sindaco un suo intervento che condanni il gesto. Inutile chiederlo alla sua giunta, che pure annovera figure provenienti dalla sinistra. La Prefettura ha ingiunto di rimuovere i drappi. Ma lei, signor sindaco – conclude – quale rappresentante di una comunità che da 77 anni onora i caduti del San Marco, non ritiene di dover condannare questo gesto?».
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