di Monia Orazi
È ripreso lo smaltimento delle macerie del terremoto, nei siti del Cosmari autorizzati al trattamento. Si era fermato tutto lo scorso 31 dicembre perché nel decreto terremoto, appena convertito in legge, non era prevista la proroga della concessione per le attività di trattamento dei materiali nei centri di smistamento temporaneo, che per le Marche sono Tolentino, appunto la sede Cosmari di Piane di Chienti, Monteprandone ed Arquata del Tronto di recente inaugurata.
A fare chiarezza ci ha pensato il commissario straordinario alla ricostruzione Piero Farabollini, che rimane in carica in regime di proroga sino a circa metà febbraio, in attesa della nomina del successore. Farabollini nella lettera inviata cinque giorni fa ai vicecommissari, che sono i presidenti delle Regioni, ha ricordato che i siti di stoccaggio o deposito, così chiamati in entrambi i modi dalla normativa di riferimento, sono autorizzati sino al termine dell’emergenza, che scade il 31 dicembre 2020. Nella lettera analizzando le norme, ha evidenziato come la proroga dell’attività dei siti di trattamento, sia da intendersi sino alla fine dell’anno, la definitiva chiarezza normativa, come evidenziato dal senatore Mario Morgoni, arriverà da un emendamento al Milleproroghe. Nel frattempo nelle Marche, oltre che in Umbria, le macerie sono rimaste ferme al loro posto per venti giorni. Nelle Marche restano da smaltire 400.000 tonnellate di macerie pubbliche, ma è un quantitativo che potrebbe salire, se ci saranno altre demolizioni. Per arrivare puntuali a fine anno, con la scadenza dell’emergenza e veder terminare tutte le attività se ne dovrebbero smaltire 1.000 tonnellate al giorno circa, auspicando che nel frattempo non ci siano periodi di fermo dovuti al maltempo.Secondo un approfondimento dell’avvocato Giuseppe Bommarito lo scorso settembre venivano trattate solo 425 tonnellate al giorno di macerie a Tolentino ed altrettante a Monteprandone.
Dunque, i 35 dipendenti del Consorzio addetti allo smaltimento ed i 15 mezzi utilizzati allo scopo, si sono rimessi in moto. Nel periodo di fermo il Cosmari ha continuato a sostenere i costi di stipendi e noleggio, che ammontano a circa 200.000 euro al mese, a fronte di un fatturato mensile di circa 637.000 euro, cifra normalmente ricevuta per lo smaltimento delle macerie, che però a gennaio sarà solo un terzo, essendo appena dieci i giorni di attività a causa del fermo. Costi che graveranno tutti sul Cosmari, esposto come nelle vicine Regioni ad uno stop dovuto ad un corto circuito legislativo, una norma di legge che non ha chiarito che si poteva andare avanti.
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