Niente quorum, Valle Castellana resta in Abruzzo. Il referendum dell’8 marzo, tanto atteso, si è rivelato un buco nell’acqua. Affluenza al 25% (cioè 273 persone), manca la maggioranza (50% più 1), nulla di fatto. Così il passaggio nelle Marche, e di conseguenza con la provincia di Ascoli, resta una chimera. La domanda che tutti si sono fatti nelle ultime ore, e che sembra non aver trovato risposta convincente, è quanto mai ovvia: che senso ha avuto far tenere lo stesso la consultazione nonostante il caos dovuto all’emergenza Coronavirus, tra mascherine e appelli a restare in casa? Perché non rinviarla come fatto col referendum sul taglio dei parlamentari programmato per il 29 marzo? Lo aveva chiesto in primis il sindaco Camillo D’Angelo, ma non è stato ascoltato.
Quesiti che hanno portato gran parte delle 1.064 persone aventi diritto a disertare le urne, vanificando di fatto lo sforzo fatto negli anni per far sì che fossero gli stessi residenti del piccolo comune abruzzese a decidere della loro sorte. Ora la palla potrebbe tornare di nuovo in mano al comitato favorevole all’accorpamento, che come annunciato alla vigilia medita azioni legali per provare a recuperare una situazione sicuramente ai limiti della normalità.
Lu. Ca.
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