di Federica Serfilippi (foto di Giusy Marinelli)
Muto davanti al gip. Un fiume in piena con il pm. Sono le due facce che Luca Traini, il 28enne fascio-leghista che sabato mattina ha sparato e ferito sei persone di colore, ha mostrato questo pomeriggio agli inquirenti, prima confrontandosi in carcere con il giudice Domenico Potetti, che ha convalidato l’arresto, e poi con il pm Stefania Ciccioli in un interrogatorio fiume. Un faccia a faccia dove Trani – che proprio ieri è stato spostato dall’isolamento in un’altra sezione del carcere – ha ribadito la versione fornita fino ad ora sui tragici fatti avvenuti a Macerata. E cioè, che voleva fare giustizia per quanto accaduto alla 18enne Pamela Mastropietro. Ma nel suo raid, non era previsto come bersaglio una donna, la nigeriana Jennifer ancora ricoverata in ospedale per una ferita alla spalla. «Volevo colpire l’uomo che si trovava al suo fianco», ha detto Traini. Per i sei feriti, anche davanti al pm, non ha lasciato intravedere alcuna traccia di pentimento. L’udienza di convalida è iniziata poco dopo le 16. Assistito dall’avvocato Giancarlo Giulianelli, il 28enne ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere. Nonostante la scena muta, il gip ha confermato l’arresto e disposto la misura cautelare del carcere. L’ipotesi di reato più grave per cui si procede è strage aggravata dall’odio razziale, avendo il gip ritenuto il tentato omicidio plurimo assorbito dall’accusa più pesante contestata dalla procura maceratese. Attorno alle 17.15, il giudice ha lasciato il carcere. Nello stesso momento, è iniziato l’iniziato l’interrogatorio del pm. È durato oltre due ore. Un lasso di tempo in cui Traini ha ricostruito quella mattina infernale in cui ha deciso di impugnare la sua Glock e sparare all’impazzata contro i neri gli capitavano a tiro per le strade maceratesi. Perché quello era il suo intento e non, come detto dal difensore, di recarsi in tribunale e colpire Innocent Oseghale, il nigeriano accusato del vilipendio e dell’occultamento del cadavere della 18enne Pamela Mastropietro. «Non sapeva di aver colpito la ragazza di colore – ha detto l’avvocato Giulianelli all’uscita da Montacuto – non ne era consapevole. È rimasto dispiaciuto di questo fatto, ma non si è pentito e non ha chiesto scusa”. Non ha neanche chiesto le condizioni degli altri feriti. Parte dell’interrogatorio ha avuto come fulcro la storia di Pamela. Un pensiero è andato anche alla madre della ragazza e al dolore che sta vivendo. Il 28enne ha ribadito di aver sparato per vendicare la tragica fine della giovane romana. «Il fattore scatenante – ha continuato Giulianelli – è stato quello di aver appreso per radio lo scempio fatto sul corpo della ragazza». Traini ha detto di aver sbroccato e di essere andato a casa, a Tolentino, per prendere la pistola prima di raggiungere Macerata e sparare all’impazzata. Con la sua deposizione, Traini è sembrato calmo, lucido, razionale. Non l’hanno neanche piegato i ricordi di un “vissuto difficile”, come l’ha apostrofato Giulianelli, che non ha nascosto al pm, entrando dei particolari della sua infanzia. Ieri, è finito per lui l’isolamento, condizione in cui si trovava dalle prime ore di domenica. «In carcere sta bene, è molto tranquillo, ha detto che si sente a casa sua. Sa che anche Oseghale si trova a Montacuto, ma questa cosa la sta vivendo con indifferenza». Il legale ha ribadito la necessità di una perizia psichiatrica per il suo assistito.
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