facebook rss

“Fase 2”, no alle celebrazioni religiose:
la reazione dei sacerdoti ascolani
E il vescovo rincara la dose
in diretta tivù

DIOCESI DI ASCOLI - Giovanni D'Ercole ospite di "Mattino Cinque". Don Carlo Lupi: «Le chiese sono più grandi di un pullman». Don Andrea Tanchi: «Incongruenze sul decreto di Conte, ma sono il primo a fare il sacrificio». Don Emidio Fattori «Dobbiamo avere pazienza e riflettere»
...

In alto don Emidio Fattori, in basso don Carlo Lupi (a sinistra) e il vescovo Giovanni D’Ercole

di Angelo Camaiani

La “Fase 2” ed in particolare la scelta del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte relativa al divieto di riprendere ad esercitare funzioni religiose, non è stata digerita dalla Cei (Conferenza Episcopale Italiana).

La benedizione delle palme al tempo del Coronavirus del vescovo Giovanni D’Ercole

Non è piaciuta nemmeno alla Diocesi di Ascoli che, attraverso il vescovo Giovanni D’Ercole, ha fatto sentire la propria voce alzando i toni con un video molto piccante e rincarando la dose con un intervento in diretta questa mattina intorno alle 10,30 sulla tv nazionale, nella trasmissione “Mattino Cinque” condotta da Francesco Vecchi.

«Mi sento davvero rattristato – ha detto il vescovo di Ascoli – il culto è una libertà che non può essere tolta. Le parole di Giuseppe Conte sono state dei macigni che hanno bloccato un dialogo sincero ma poi, alla fine, non si può essere fregati nella vita.

La chiesa non è luogo dei contagi è un luogo di speranza, proprio per questo c’è il desiderio di ritornarci e di riprendere pian piano la vita di tutti i giorni. Mi sembra inutile parlare di ripresa economica se prima non c’è una ripresa spirituale, di vicinanza a Dio, che ti aiuta a ripartire, a riprendere un percorso di vita sana e regolare».

Indignato e sorpreso, il nostro vescovo così come i tanti sacerdoti che fanno parte della Diocesi di Ascoli.

Li abbiamo sentiti per allargare i pareri e le considerazioni sulla difficoltà di dover spiegare ai propri fedeli il perché si potrà tornare a passeggiare nei parchi mentre non si potrà ancora partecipare alle celebrazioni liturgiche.

«Dal 4 maggio ci aspettavamo un ritorno graduale alla celebrazione delle funzioni religiose – ha spiegato don Carlo Lupi, parroco della chiesa di San Giacomo della Marca – seppure con tutte le precauzioni volte al contenimento del contagio.

E’ una contraddizione pensare a come far salire le persone sui mezzi pubblici, per citare un servizio che verrà riattivato, ma non a farle partecipare alla messa.

Una chiesa è di certo più grande di un pullman.

Anche sui funerali ci sarebbe da ridire con un massimo di 15 persone che possono partecipare. Prima di tutto non è chiaro se con celebrazione oppure no.

Poi, perché 15 persone?

Se una chiesa è grande, potrebbe ospitarne di più tenendo conto del distanziamento. Nella chiesa di San Giacomo, tanto per fare un esempio, potrebbero entrare anche 100 persone a distanza non di un metro, ma di due».

Non ci sta don Carlo, soprattutto perché avrebbero potuto lasciare l’organizzazione delle celebrazioni a discrezione dei sacerdoti stessi.

«Sulla base di linee guida univoche, ovviamente, e con tutte le precauzioni del caso. Perché noi abbiamo a cuore la salute della popolazione.

La quarantena è stata lunga, sta diventando pesante e non bastano più, per i fedeli più sensibili almeno, le messe in tv e sui social che per fortuna non sono mancate in questo periodo. Qualcuno ha detto: non non mi sento di inginocchiarmi davanti ad un televisore. Da quello che mi riferiscono i fedeli, si sente molto la mancanza della vita sacramentale, come ricevere l’eucarestia».

Ora la speranza è che ci sia al più presto un’apertura da parte del Governo per fare chiarezza sul ritorno alle celebrazioni, anche se c’è chi sostiene che questo periodo sia comunque servito ad avvicinare tanta più gente alle “cure” di nostro Signore.

«Mi fido di te – cita Jovanotti, don Andrea Tanchi, priore della parrocchia di Mozzano – di nostro Signore, del nostro Dio, e se mi fido posso anche digiunare. Perché un digiuno voluto può essere meglio di tante messe partecipate. E’ vero, ci sono delle incongruenze sul decreto di Conte ma io sono il primo a fare il sacrificio insieme ai miei fedeli anche perché la possibilità di poter contagiare qualcuno mi fa stare male quindi, se io ti amo non posso permetterlo».

Sulla stessa lunghezza d’onda don Emidio Fattori, parroco della chiesa di San Pietro Martire che invita anche alla calma per evitare di commettere errori.

«Innanzitutto rispettare le regole, avere tanta pazienza e riflettere in silenzio per capire come poter uscire da questo momento particolare.

Non facciamoci prendere dalla fretta, ci sono tante cose importanti da valutare prima di riaprire tutto a tutti, ricordiamoci che noi siamo vettori nei confronti degli altri, dei nostri fedeli, e non possiamo mettere in pericolo la loro vita e anche la nostra».

 

“Fase 2”, il vescovo Giovanni D’Ercole: «Le chiese non sono più contagiose dei supermercati» (Il video)



Articoli correlati


© RIPRODUZIONE RISERVATA

Torna alla home page


Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati




X