La famiglia di Cianfrone invece ha nominato legale di fiducia l’avvocato Nazario Agostini, già difensore della vittima nel processo che lo ha visto implicato dal 2015.
Determinante l’opera del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Ascoli, insieme con il Nucleo Operativo della Compagnia di San Benedetto, della Stazione di Monsampolo in particolare, e della sezione di Polizia Giudiziaria.
Informazioni e spunti investigati sono stati condivisi con la Squadra Mobile della Polizia di Stato col Comando provinciale della Guardia di Finanza che ha messo a disposizione hardware e software per analisi degli apparati informatici e le proprie competenze per gli accertamenti patrimoniali.
La Procura sottolinea che di aver apprezzato «la piena collaborazione delle diverse persone che hanno assistito alle fasi dell’omicidio e ai momenti antecedenti e successivi.
Tutti hanno dimostrato lucidità e franchezza e ampia disponibilità a riferire tutto quello che sapevano e avevano visto, ad essere sentiti e in certi casi risenti più volte, anche direttamente sui luoghi dei fatti, senza mai mostrare reticenze».
Ma sono ancora tanti gli aspetti da chiarire sulla vicenda che è costata la vita all’ex vice comandate della Stazione dei Carabinieri di Monsampolo.
E in molti si chiedono cosa possa aver indotto i due coniugi, ammesso che siano davvero i colpevoli, a freddare Cianfrone con colpi di pistola a poche centinaia di metri da casa.
Nel 2009 la famiglia Spagnulo, originaria di Taranto, ma da anni residente a Pagliare, ha subito un gravissimo lutto. La morte del figlio Antonio, per un incidente stradale avvenuto a Spinetoli. Nel 2014 fu condannato a 18 mesi, per omicidio colposo, un dipendente delle Poste.
Cianfrone all’epoca era vice comandante della Stazione dei Carabinieri di Monsampolo che ha giurisdizione anche a Spinetoli. Ma non risulterebbe nulla agli atti che collega l’ex carabiniere con gli sviluppi dell’incidente.
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