di Federica Nardi
Cambio di vertice per l’emergenza sisma in Regione. Il nuovo soggetto attuatore è Silvia Moroni. Prende il posto di David Piccinini, che resta dirigente della Protezione Civile regionale. Una scelta che non sarebbe legata alle indagini in corso sul dirigente per la gestione dei subappalti delle Soluzioni abitative d’emergenza (Sae) ma più a una necessità di riformulare la struttura man mano che l’emergenza (in termini gestionali) sta via via scemando.
Anche se lo stato d’emergenza sarà quasi sicuramente prorogato dal Governo, e già nel 2018 era stato proprio Piccinini a rimettere la delega nelle mani del governatore Luca Ceriscioli in relazione alle indagini. Ma la Regione gli aveva chiesto di restare e così è stato fino a oggi.
In conferenza stampa c’è stato solo un breve accenno alle indagini (sia sulle Sae che sulla gestione macerie, che invece riguarda il Cosmari) sollecitato dalle domande dei giornalisti. «Le indagini le portano avanti i magistrati, rispettiamo il lavoro della magistratura certi di avere operato con grande competenza e serietà», ha detto Ceriscioli. Presenti online anche vari dirigenti regionali tra cui Cesare Spuri dell’Ufficio ricostruzione e Augusto Curti dell’Anci Marche. «Non ci siamo mai sentiti abbandonati un minuto dalla Regione e dalle sue strutture», ha detto Curti ringraziando i presenti. L’occasione è stata utilizzata da Piccinini per “salutare” la struttura con un ampio rendiconto di quanto fatto e speso dal 2016, anno dei primi tragici eventi sismici che hanno colpito il Centro Italia.
Un resoconto che però poco chiarisce il futuro di una serie di temi chiave. A partire dal Contributo di autonoma sistemazione (Cas), percepito ancora da 21.000 persone (ci sarà un incontro tra Regione e Protezione Civile nazionale la prossima settimana), per arrivare alle case da costruire ex novo per gli sfollati (a Tolentino, dove c’è l’investimento maggiore con quasi 28 milioni di euro, la consegna è slittata di anno in anno), al passaggio delle circa 200 persone dagli alberghi ad altre strutture e anche a una questione dirimente per la ricostruzione: la gestione delle macerie.
«Le macerie – spiega Ceriscioli – sono ora di competenza del commissario Giovanni Legnini che effettivamente ha delle difficoltà economiche. Sarebbe bene che il Governo finanziasse Legnini. Va gestita la parte del governo che alloca le risorse necessarie a Legnini, che è estremamente capace ma non può surrogare il parlamento né le finanze statali».
Tra le slide illustrate da Piccinini infatti il capitolo macerie si chiude con la scritta “Attesa finanziamenti”. Anche se da dove arriveranno non è chiaro. La Protezione Civile ha ricevuto per il 2020 350 milioni di euro dal Governo per finanziare lo stato di emergenza. Parte dei finanziamenti ricevuti fino a ora derivano anche dalle risorse del commissario. Al Cas, all’anno, vanno circa 100 milioni di euro. Degli altri fondi per il 2020 oggi non c’è stato un dettaglio (se non complessivo dal 2016) per capire come vengono spesi.
Eppure i soldi sembrano sempre mancare, a partire da quelli per le messe in sicurezza delle case terremotate che inizialmente sembrava dovessero finire in capo agli stessi proprietari (ipotesi ora negata da Legnini ma che compariva nero su bianco nelle comunicazioni di Piccinini ai sindaci). Per quanto riguarda invece i circa 200 terremotati che dovranno lasciare gli alberghi, saranno i Comuni a doverli sistemare.
Piccinini, prima di rendicontare gli ultimi quattro anni di emergenza, ha specificato che «abbiamo lavorato senza personale aggiuntivo e solo con un surplus di straordinari».
Il totale delle spese sostenute ammonta a poco più di 1 miliardo di euro. I comuni del cratere danneggiati dopo la scossa del 24 agosto 2016 sono stati 24, ma sono saliti a 85 dopo quella del 30 ottobre ed è stata coinvolta una popolazione residente di 362.000 abitanti. In tutto i Comuni che hanno subito danni sono stati 163, di cui 78 fuori dal cratere. Nelle Marche è stato il 65% del territorio ad essere interessato dal sisma, rispetto al 17% dell’Abruzzo, e all’11% dell’Umbria e del Lazio.
Le vittime sono state in tutto 299. Di queste 51 ad Arquata del Tronto, 237 ad Amatrice e 11 ad Accumoli. I cittadini feriti per cui è stata necessaria l’ospedalizzazione sono stati 365. Nelle Marche gli edifici danneggiati e verificati sono stati 89.913, 49.084 quelli evacuati.
Gli sfollati all’1 giugno 2020 risultano 26.201. Di questi, 20.993 sono le persone che percepiscono il Cas, 4.118 le persone in soluzioni abitative di emergenza (le Sae sono 1.942), 204 le persone in hotel (404 i contratti stipulati), 353 le persone in container o altro, 533 le persone in alloggi invenduti acquisiti per un totale di 36 milioni di euro. 16 le strutture temporanee allestite per il culto, 111 quelle per usi pubblici, 13 le strutture socio-sanitarie evacuate di cui 9 delocalizzate. Prevista la realizzazione di 229 nuovi immobili al posto delle sae per 35,8 milioni di euro.
La gestione delle macerie è avvenuta in tre siti di depositi temporanei. Le macerie rimosse al 1 marzo 2020 ammontano a 771.651 tonnellate: di queste 389.876 provengono dalla provincia di Ascoli Piceno, 370.191 dalla provincia di Macerata, 11.584 da quella di Fermo.
Gli interventi per le operazioni di messa in sicurezza per la salvaguardia della pubblica incolumità sono stati 3.252 con una spesa sostenuta al 3 giugno 2020 pari a 99,4 milioni di euro. Per quanto riguarda i beni culturali gli interventi pianificati sono stati 203 per una spesa complessiva di 19,6 milioni di euro di cui 18,2 liquidati. Attualmente sono ancora 26 i comuni marchigiani con zone rosse nel centro storico.
L’Europa ha dato alla Protezione Civile italiana 1,2 miliardi di euro per l’emergenza, con spesa da rendicontare entro novembre 2019. Le spese sostenute per l’emergenza dalla Regione Marche ammontano a 417,5 milioni, quella degli enti locali a 401,3 milioni. Sono state delocalizzate perché danneggiate 267 attività produttive in 846 moduli per un totale di 10 milioni di euro.
A supporto delle attività agricole e zootecniche sono stati consegnati: 121 strutture Mapre (cioè i container dove potevano continuare a vivere e lavorare gli allevatori), 300 stalle tunnel, 59 stalle ex ord 5/2016, 196 fienili e 14 fienili ex ord 5/2016. Circa 12 milioni di euro al 31 maggio 2020 sono stati destinati al Trasporto pubblico locale con nuove linee allestite per l’emergenza. 4.500 sono stati i volontari di Protezione Civile coinvolti nelle operazioni.
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