Le morti sospette a Offida, l’avvocato di una delle vittime: «Se c’è un colpevole, pagherà anche la Rsa»
IL LEGALE della famiglia di Lucia Bartolomei, deceduta il 10 febbraio 2019 e la cui salma è stata riesumata per far luce sulla vicenda, non esclude che l'inchiesta si allargherà ad altre persone. La prossima settimana Matteo Mion incontrerà i parenti di altri ospiti della struttura
La Rsa di Offida e, nel riquadro, l’avvocato della famiglia Bartolomei Matteo Mion
di Simone Corradetti
L’infermiere Leopoldo Wick, accusato dalla Procura della Repubblica di Ascoli per le morti sospette nella Rsa di Offida, si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti al giudice delle indagini preliminari Annalisa Giusti. L’uomo, difeso dagli avvocati Tommaso Pietropaolo e Luca Filipponi, si professa innocente nonostante le accuse mosse dalla magistratura, che gli contesta otto omicidi, e quattro tentati omicidi.
Offida, dopo l’arresto di lunedì scorso, si è svegliata sconvolta da queste atrocità che sono emerse dai decessi di anziani che erano anche conosciuti in paese.
Tra queste la offidana Lucia Bartolomei, deceduta il 10 febbraio 2019 in quella struttura protetta, e la cui salma fu riesumata dal cimitero di Ripatransone per l’autopsia, su ordine dell’autorità giudiziaria.
Ad assistere la famiglia Bartolomei, l’avvocato Matteo Mion del foro di Padova.
Avvocato, qual è la situazione?
«Seguo costantemente gli sviluppi delle indagini condotte dalla procura ascolana.
E voglio che venga fatta piena luce sull’accaduto.
Trattandosi ancora della fase istruttoria, non ho avuto l’autorizzazione del magistrato per visionare il fascicolo.
Se il Pubblico Ministero ha disposto la misura cautelare in carcere, avrà avuto le sue buone ragioni, visto che ha partecipato all’autopsia effettuata sui cadaveri, dove è stato probabilmente riscontrato un avvelenamento o un reato a carico dell’infermiere.
I familiari, sono ovviamente sconvolti sotto il profilo umano, e aspettano una verità processuale».
Luca Filipponi e Tommaso Pietropaolo, legali dell’infermiere
Secondo lei, l’inchiesta si allargherà?
«Molte persone sono nell’inconsapevolezza di come possano essere deceduti i propri cari nella struttura assistenziale.
E altre famiglie mi hanno già contattato per maggiore chiarezza.
L’inchiesta si allargherà probabilmente su altre vittime, dopo di che occorrerà valutare un risarcimento danni adeguato.
Non solo da parte dei responsabili, che saranno eventualmente giudicati colpevoli, ma anche della stessa Rsa per il fatto illecito dei propri dipendenti.
Ovviamente ci sono delle garanzie, dove bisognerà aspettare una sentenza definitiva per considerare una persona colpevole.
I responsabili ne dovranno rispondere penalmente, ma anche la struttura da un punto di vista risarcitorio.
Non sono attualmente in grado di stabilire se ci sono stati dei complici.
Perché, lo ripeto, non ho avuto ancora la possibilità di visionare le carte.
Invito tutti coloro che hanno il fondato sospetto, di denunciare le proprie perplessità, affinché venga fatta giustizia».
Avvocato, c’è qualcosa che non le torna in questa storia?
«Mi chiedo, vista la gravità, perché la custodia cautelare non sia stata emessa subito.
Forse c’è stato un eccesso di garanzia nei confronti dell’infermiere da parte della Procura?
Ma meglio tardi che mai.
Ci vuole buon senso. E parliamo di un’inchiesta partita d’ufficio.
La prossima settimana incontrerò delle persone che avevano dei congiunti ricoverati lì.
Se riterrò fondate le loro denunce, le trasmetterò alla magistratura. Restiamo in una fase di attesa».