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Gli iscritti Rousseau aprono al Pd
ma nelle Marche nessun passo indietro:
«Non ci saranno alleanze di Ferragosto»

MARCHE 2020 - Dopo l'ok sulla piattaforma a coalizioni con partiti tradizionali alle comunali si riapre il dibattito anche a livello regionale (a cinque giorni dalla scadenza delle liste), su una convergenza Mercorelli-Mangialardi. Il senatore Fede nega che ci siano richieste formali. Idem l'attuale candidato governatore: «Se ci saranno pressioni in tal senso, io non ci sarò». I fuoriusciti Maggi e Pergolesi gli chiedono di ritirarsi
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A sinistra Giorgio Fede, senatore sambenedettese e, a destra in alto Gian Mario Mercorelli e Maurizio Mangialardi. A destra in basso Romina Pergolesi

 

di Federica Nardi

Il popolo degli attivisti del Movimento 5 stelle ha cliccato su Rousseau quasi 98mila volte (48.975 gli iscritti che hanno votato ieri ai due quesiti sulla piattaforma) stabilendo che sì, i pentastellati possono allearsi alle amministrative anche con i partiti tradizionali e quindi pure con il Pd.

Ma dalle comunali alle regionali il passo e breve (sempre di faccende “locali” si tratta) e quindi la domanda è: a cinque giorni dalla presentazione delle liste, potrebbe quindi cambiare lo scenario per le regionali e le comunali?

Non secondo i candidati in corsa: Gian Mario Mercorelli (per la Regione) e Roberto Cherubini (per le amministrative di Macerata).

Certo è però che prima il veto ad alleanze con il Pd arrivava proprio da Roma, mentre ora i leader del Movimento – e poi a seguire gli iscritti a Rousseau – hanno cambiato idea (mentre sul terzo mandato si è trattato di una ratifica di una decisione già presa l’anno scorso). Ma «non ci sarà nessuna alleanza di Ferragosto».

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Giorgio Fede

A chiarirlo Giorgio Fede, senatore di San Benedetto e facilitatore regionale dei 5 stelle: «La votazione su Rousseau non ha cambiato nulla, perché riguarda le amministrazioni comunali.

Per le regionali ci sono già stati dei voti ed era già prevista l’opportunità di aggregarsi.

I fuoriusciti del Movimento utilizzano questo risultato per giustificare il loro comportamento non coerente e infedele.

Da Roma non c’è nessuna indicazione sulla regionali, se non che i gruppi determinano le loro scelte.

E al di là di tutto nessuno ha fatto una proposta programmatica.

Uno si allea se condivide un programma, che per noi nello specifico prevede una discontinuità sulle politiche sanitarie, ambientali, e sulle infrastrutture.

Mi sembra improbabile che da qui a cinque giorni cambi qualcosa.

La proposta di alleanza non è mai arrivata a nessun tavolo concreto».

Nella tenaglia tra vecchie e nuove prospettive finiscono ovviamente Mercorelli e Cherubini.

Più il primo che il secondo a dire la verità, date le pressioni per un’alleanza in favore del candidato di centrosinistra Mangialardi.

Un “ticket Mangialardi-Mercorelli”, come lo ha definito anche il sindaco di Pesaro Matteo Ricci, che rallenti la corsa dell’avversario di centrodestra Francesco Acquaroli, dato in vantaggio dai sondaggi recenti ma perdente sommando le preferenze ipotetiche di centrosinistra e 5stelle (leggi l’articolo).

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Roberto Cherubini

Cherubini chiude subito il discorso: «Non ho neanche il pensiero di una cosa del genere. E’ solo un libertà lasciata ai territori e personalmente ho votato no».

Mercorelli, candidato del “Mai con il Pd” per eccellenza ora ovviamente non vuole sconfessare all’ultimo la linea.

Tanto che commentando il voto su Rousseau spiega: «Si tratta di un’apertura che a me ovviamente non piace ma può essere valida per delle scelte programmatiche.

Ma non ha niente a che fare con la Regione già in partenza, il quesito non era riferito alle elezioni regionali.

Se ci saranno pressioni per un’alleanza io non ci sarò.

Sono una persona prima che un uomo di partito, con la mia serietà e dignità».

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Gianni Maggi

Solo che ora i fuoriusciti dal Movimento, a partire dal consigliere regionale Gianni Maggi, chiedono al candidato di fare un passo indietro.

«Ora che la maggioranza degli iscritti sulla piattaforma Rousseau si è espressa a favore di quella coalizione che avevo ipotizzato nelle Marche, mi aspetto che, per dignità e coerenza, i candidati che pubblicamente si sono dichiarati decisamente contrari, ritirino la loro candidatura alle elezioni regionali», dice Maggi, riferendosi proprio a Mercorelli.

E gli fa eco Romina Pergolesi, già approdata insieme proprio a Maggi nella lista delle Marche Coraggiose in appoggio a Mangialardi: «Il risultato del voto sulla piattaforma Rousseau di ieri indica che la prospettiva di accordi con le liste civiche e con i partiti del centrosinistra era quella giusta.

L’esito della votazione ribalta la posizione di chi nelle Marche era stato definito come “dissidente”, perché appoggiava il progetto politico della lista civica Marche Coraggiose, a “coerente”».

E aggiunge: «La solitaria candidatura di Mercorelli è già stantia, in quanto appartiene a un passato definitivamente archiviato con il voto dei militanti di tutta Italia.

Denota la totale inadeguatezza dell’attuale classe dirigente, che, come i giapponesi, all’indomani della fine della Seconda guerra mondiale, continuano a combattere ancora la loro inutile battaglia, avendo perduto il senso della realtà».

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Matteo Ricci

Politicamente festeggia soprattutto Matteo Ricci, sindaco di Pesaro e sostenitore dell’alleanza con i 5stelle in tempi non sospetti: «Sapevo che a Pesaro avremmo anticipato i tempi con Francesca Frenquellucci e i 5stelle pesaresi . dice Ricci, ricordando quando ha accolto la pentastellata in Giunta -. Tra l’altro le cose qui stanno andando molto bene.

Ora basta tentennamenti, si faccia l’alleanza nelle Marche per Maurizio Mangialardi presidente.

I 5stelle diventino protagonisti di un progetto di rinascita della Regione dopo l’emergenza Covid: ticket Mangialardi-Mercorelli e andiamo a vincere».

 


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