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Crisi idrica nel Piceno:
altro “no” per i pozzi di Capodacqua,
decisione rimandata a settembre

ARQUATA DEL TRONTO - L'Asur regionale ha posto il veto sull'autorizzazione in deroga all'utilizzo della nuova sorgente, che avrebbe garantito 100 litri al secondo da immettere nell'acquedotto principale. Mancano le analisi stagionali. Nulla di fatto, dunque, per una soluzione che avrebbe lenito parte dei disagi
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di Luca Capponi

Crisi idrica, fumata nera per i pozzi di Capodacqua. E conferenza dei servizi “movimentata”, per via di alcuni pareri contrastanti tra loro, quella che si è tenuta oggi in video conferenza tra gli enti convolti. In sintesi, l’Asur regionale ha posto il veto per l’utilizzo dei due impianti posti nel comune di Arquata ed in grado di immettere circa 100 litri al secondo nell’acquedotto del Pescara. Sarebbe stato un “lenitivo” rilevante per un territorio alle prese con mille disagi, almeno questo è quello che speravano dalla Ciip, e invece niente.

Si spera di risolvere quanto prima la crisi idrica che attanaglia il Piceno

Di fronte infatti alla maggioranza di pareri positivi, tra cui quello della Regione e dello stesso Comune di Arquata, è arrivato il no dell’Asur che, seguendo la norma, ha ribadito che occorrono quattro analisi stagionali (una, appunto, per stagione) per le nuove acque da immettere nel sistema. Analisi che per i pozzi di Capodacqua, di fatto, mancano.

Sì, perchè si tratta di una sorgente venuta alla luce di recente poco lontano da quella principale, durante mesi di ricerche per fronteggiare l’emergenza.

Non è dunque bastato accelerare l’iter burocratico vista la perdurante crisi che attraversa la provincia di Ascoli. La Protezione Civile ha dovuto seguire il parere dell’Asur e rimandare l’autorizzazione in deroga. Se ne riparlerà tra un mese, coi nuovi prelievi fissati per il 21 settembre.

Dunque, nulla di fatto. Nel Piceno continua la siccità, che sommata ai disastri combinati dal terremoto del 2016 ha prodotto una miscela letale, causando, per ora, chiusure notturne in diversi comuni. Era già successo anche nel marzo del 2019.

C’è sempre meno acqua, scattano le prime chiusure notturne

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