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Regionali, Paola Petrucci (Dipende da Noi):
«Basta giochi di potere,
rigeneriamo la democrazia»

MARCHE 2020 - La lista della sinistra propone come presidente il docente universitario di filosofia Roberto Mancini. «I nostri voti fanno perdere il centrosinistra? No, bisognerebbe fare i conti con le ragioni di una probabile sconfitta del centrosinistra dopo tanti anni di governo interrotto della Regione»
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di Franco De Marco

“Dipende da Noi” è la novità di sinistra radicale (sinistra etica, si definisce) delle prossime regionali. Candida a presidente il docente di filosofia all’Università di Macerata Roberto Mancini, di Civitanova Marche.  Insieme a Paola Petrucci, nella Circoscrizione di Ascoli, sono in lista Paola Cantalamessa, insegnante, Francesco Corradetti, medico, e Fabrizio Leone, insegnante. A “Cronache Picene” si racconta e risponde alle oggi Paola Petrucci, figura molto nota, da sempre impegnata nel sociale e nella difesa dei diritti delle donne.

Nome e cognome: Paola Maria Petrucci (Maria non era scritto neanche nelle partecipazioni di nozze).

Età: 58 anni compiuti.

Residenza: Nata e cresciuta ad Ascoli Piceno.

Famiglia: Sposata (con un sambenedettese) e con un figlio.

Titolo di studio: Diplomata geometra e poi due master, mai iscritta all’Università.

Professione: Consulente e formatrice manageriale esperta in tematiche di genere.

Passioni: Occuparmi degli altri, mettermi al servizio ma, anche, organizzare qualsiasi cosa-

Paola Petrucci

Attività politico-amministrativa e lavorativa svolta sino ad oggi?

«Mi sono occupata, come volontaria, per quasi quarant’anni dell’educazione di bambine e bambini, di adolescenti e della formazione degli educatori nello stile dell’imparare facendo, credo che educare sia la prima forma di politica. Da 19 anni mi confronto direttamente con le istituzioni per i miei incarichi tecnici di Consigliera di Parità nominata dal Ministero del Lavoro: dal 2001 per la Provincia di Ascoli Piceno e dal 2011 per la Regione Marche, in entrambi i casi sono in regime di prorogatio e, anche se non era necessario, ho comunicato alla Consigliera di Parità nazionale e alla Regione Marche la mia autosospensione dal 22 ago al 22 settembre. Nei miei primi 15 anni lavorativi ho svolto la professione di geometra ed ho gestito l’impresa edile di famiglia occupandomi di restauri, gestendo i cantieri, le contabilità e le relazioni con le Soprintendenze.Dal 1995 ho iniziato l’attività di consulenza e formazione inizialmente lavorando con le mie sorelle con le quali avevo costituito una società di servizi denominata Sorelle Petrucci snc di cui ero l’amministratrice».

1) Quali sono i suoi irrinunciabili valori etici e politici di riferimento?

«Mi sono sempre battuta contro le diseguaglianze, le ingiustizie e le discriminazioni, fin da bambina. Sono orgogliosamente figlia di partigiano e nipote di un deportato, credo nella libertà e nella partecipazione consapevole. Ho sempre lavorato per costruire e sfuggo dai movimenti contro qualcuno o qualcosa».

2) I principali impegni programmatici per il Piceno sui quali intende concentrare la sua attività in Regione? Le sue idee su Europa e immigrazione.

«Ho prestato servizio nel 1980 in Irpinia, appena maggiorenne, e poi, con diversi ruoli, nel 1997 in Umbria e Marche, nel 2002 in Molise, nel 2009 in Abruzzo e nel 2012 in Emilia Romagna ma, se prima ho trovato approssimazione e incompetenza che si sono andate colmando, quattro anni fa ho trovato un muro di gomma ed è stata questa la molla che mi ha fatto capire che il mio impegno doveva cambiare.

La prima cosa da fare per il Piceno e per tutta la Regione è proprio gestire le situazioni o, meglio, accompagnare i percorsi che fino ad ora si sono basati esclusivamente su giochi di potere. Anche i dipendenti degli enti regionali con cui mi confronto da anni lamentano proprio la mancanza di coordinamento ed accompagnamento dei processi.

In particolare il Piceno deve ricominciare a credere nelle sue potenzialità e deve sganciarsi dalle logiche che lo rendono schiavo dei capitali di altri che arrivano, prendono e vanno via.

Il profondo problema delle Marche è che la nostra è l’unica regione al plurale, terra di campanili, mentre bisogna spiegare alle marchigiane ed ai marchigiani il concetto di coopetizione ossia del costruire insieme per veder realizzati gli obiettivi di tutti.

Riguardo all’Europa ritengo che dobbiamo avere una casa comune in cui realizzare appunto la coopetizione anche tra popoli uniti per un miglioramento complessivo che riguarda tutti, come l’immigrazione. Rispetto alla quale vorrei sottolineare che le difficoltà ci rendono ancora di più tutti uguali e che guerre tra poveri fanno del bene solo ai ricchi che le alimentano».

3) Il bene e il male della Giunta di centrosinistra uscente in relazione soprattutto al Piceno.

«La giunta uscente ha peccato di superbia e di autoreferenzialità e lo ha dimostrato soprattutto con la mancata ricostruzione, un abbandono che crea più dolore del terremoto stesso e che ha aumentato lo scollamento tra la costa, le colline e le montagne ridisegnandola in modo antitetico e trasversale rispetto alla sua naturale forma a pettine con le valli che favoriscono le relazioni tra la costa l’interno.

Eppure, nel 1997, Vito D’Ambrosio ha gestito egregiamente la ricostruzione nelle Marche e proprio con lui andremo ad Arquata a chiederci “perché la ricostruzione non è partita. È da qui che dobbiamo ricominciare, ascoltando le persone perché la Giunta uscente è stata concentrata su di sè e non ha ascoltato tranne rarissime eccezioni».

4) Cosa cambierebbe nella politica economica e culturale della Regione?

«Con il movimento Dipende da Noi vogliamo realizzare la Bioregione, un modello studiato da anni che si basa sull’interazione profonda e sinergica tra la comunità e l’ambiente. Si tratta di valorizzare il patrimonio umano, culturale ed ambientale delle Marche favorendone l’interazione ed il riequilibrio e cambiando l’approccio all’economia che non deve basarsi sulla produzione dei beni ma sul consumo controllato delle risorse. Dobbiamo smettere di consumare gli spazi e la natura ed imparare ad interagire con essa. Il territorio, e conseguentemente l’economia, vanno gestiti prestando attenzione alle vere priorità delle comunità e comprendendo che i parchi e l’ambiente non sono vincoli ma risorse. Ancora una volta penso che il vero cambiamento si otterrà modificando il nostro punto di vista».

5) I voti di Dipende da Noi per il proprio candidato presidente Roberto Mancini potrebbero provocare la sconfitta del candidato di centrosinistra Maurizio Mangialardi e la vittoria del candidato presidente di Lega e Destra Francesco Acquaroli. Per voi Mangialardi e Acquaroli sono sullo stesso piano? E’ possibile una collaborazione almeno programmatica tra centrosinistra e sinistra radicale in caso di vittoria di Maurizio Mangialardi?

«Questa asserzione è paradossale…come se gli elettori fossero solo voti o pedine che possono essere spostati da una parte o dall’altra. In realtà si tratta di persone spesso afflitte da senso di abbandono, delusione o animate da risentimento. Piuttosto che dare tutta questa importanza per l’esito elettorale al nostro movimento (che mi fa sorridere e mi lusinga) bisognerebbe fare i conti con le ragioni di una probabile sconfitta del centrosinistra dopo tanti anni di governo interrotto della Regione. Trovo questo atteggiamento infantile: i bambini attribuiscono sempre la colpa agli altri, solo quando si cresce ci si assumono le proprie responsabilità. Ad ogni scadenza elettorale si parla puntualmente di “voto utile” ma in realtà non è, e non è utile alle elettrici e agli elettori, che molto spesso disertano le urne. Sono convinta della necessità e dell’urgenza di cambiare il metodo prima ancora che i contenuti ed è quello che Dipende da Noi vuole fare per rigenerare la democrazia e riportare alla partecipazione al voto migliaia di persone che non votano più o votano “contro” qualcosa o qualcuno. Questo prescinde da destra e sinistra, si tratta di politica di potere (caratteristica di entrambe le coalizioni) e di politica partecipata e dell’accompagnare i processi.

Con questo non dico assolutamente che Acquaroli e Mangialardi siano sullo stesso piano, le provenienze ideologiche sono diverse e se non ci fossero state alternative avrei, a malincuore, scelto per Mangialardi. I metodi sono però molto simili e sono il frutto di chi fa della politica il suo mestiere. In occasione della cena con le Sardine Marchigiane (era il 25 luglio) Roberto Mancini ha proposto a Mangialardi di fare entrambi un passo indietro per costruire una vera coalizione (che era una proposta seria a differenza dell’odierna proposta ironica di Mercorelli che chiede al Pd di confluire sul movimento 5 stelle). Personalmente, a quella cena, ho detto a Mangialardi che tutto è possibile e che dipende dal metodo e dai programmi, gli ho lasciato il mio biglietto da visita dicendogli di chiamarmi dopo aver letto il nostro programma che era già online. Ci siamo lasciati che mi avrebbe chiamata a breve. Sto ancora aspettando. Quindi ripeto, per quanto mi riguarda non ci sono mai pregiudizi ma sono fondamentali coerenza e chiarezza, si vedrà di volta in volta la situazione».

6) “Dipende da Noi pescherà nel capoluogo piceno dall’elettorato che alle comunali ha votato per “Ascolto & Partecipazione”? C’è un accordo in questo senso?

«Dipende da Noi non è l’assemblaggio di sigle di alcun tipo, l’adesione e la partecipazione sono individuali. La formula della democrazia partecipata è stata sperimentata a livello comunale in molte realtà, come per il progetto di Ascolto & Partecipazione, ma anche come Jesi in Comune o un’Altra Idea di Città ad Ancona e, molto tempo prima, a Grottammare con Solidarietà & Partecipazione. Alcuni di questi movimenti hanno dato lo slancio a Dipende da Noi ma non ci sono “accordi” di alcun tipo, la nostra non è la politica degli accordi per equilibri o giochi di potere».

7) Ritiene che la Provincia di Ascoli sia stata realmente penalizzata dalla Regione rispetto ad altri territori delle Marche?

«Direi che vale il discorso fatto in precedenza: è infantile attribuire solo agli altri le colpe. Il Piceno ha sbagliato ad accettare la divisione della Provincia (che è stata merce di scambio per altri interessi) ed a lasciarsi incantare dalla Cassa per il Mezzogiorno ed ai grandi investimenti di altri. Questo territorio sta pagando errori che si sono ripetuti  negli anni in cui ha perso occasioni di crescita come l’istituzione del parco marino o delle politiche attrattive per le aziende che, finiti gli incentivi, hanno lasciato il territorio parafrasando lo slogan dell’ex sindaco della nostra città è il piceno che ha deciso di non contare in quanto tale lasciando che i singoli politici facessero prioritariamente i propri interessi».

8) Qual è la sua ricetta per la sanità picena e marchigiana?

«Il problema della sanità nelle Marche, e conseguentemente nel Piceno, è che le due linee di condotta di questi anni sono state l’accentramento delle strutture e la privatizzazione di molti servizi. Bisogna garantire maggiori strutture e maggiori servizi e, soprattutto, rigenerare la rete dei presidi sanitari diffusi per fare prevenzione su territori e migliorare le prestazioni, nel Piceno bisogna mantenere e potenziare entrambi gli ospedali esistenti: quello di Ascoli Piceno e quello di San Benedetto del Tronto. Dal mio osservatorio privilegiato come Consigliera di Parità posso affermare, senza timore di smentita, che c’è una grande insoddisfazione dei dipendenti dell’Asur Marche e che ci sono notevoli sperequazioni e diversità di trattamento tra Aree Vaste e perfino all’interno di una stessa Area Vasta».

9) Per il candidato presidente del centrodestra Francesco Acquaroli può essere un handicap la partecipazione alla famosa cena fascista di Acquasanta ?

«La partecipazione alla cena fascista di Acquasanta non è certamente l’unico motivo per non votarlo, come molti darebbero a credere, e l’errore è proprio concentrarsi solo su quell’aspetto che è grave ma non è l’unico, è uno dei tanti. Il problema di Acquaroli e dei suoi è l’ideologia di cui sono portatori e l’inesistenza dei contenuti: avete letto il programma di Acquaroli? Io non l’ho letto per il semplice motivo che non c’è ancora un programma».

10) Faccia un pronostico sull’assegnazione dei 4 seggi disponibili nelle Marche.

«Non mi piace fare pronostici, non ne faccio mai, e in particolare per questa campagna elettorale così anomala. La nostra provincia, ed ancor più la nostra città, sono le realtà più a destra della Regione. Per il movimento Dipende da Noi il momento elettorale è un passaggio dovuto, è una tappa di un percorso che continuerà negli anni costruendo strette relazioni con le cittadine ed i cittadini. Qualunque sarà l’esito elettorale noi faremo esattamente quello che ha ben scritto Vito D’Ambrosio “Avremo tanto da fare anche dopo il 21 di settembre, per controllare che l’uso del potere risponda all’interesse comune, e non a quello di pochi (tra l’altro assai noti)».



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