L’ente preposto non ripulisce il ponte? Ci pensano i volontari. Come se non bastasse, dopo 4 anni, tocca a loro arrivare dove a nessuno pare importare. Accade ad Arquata, il territorio più colpito dal terremoto del 2016.
Ieri, 20 agosto, i ragazzi dell’associazione “Arquata Potest” e del comitato “Ricostruire Tufo” hanno portato a termine la pulizia dalla vegetazione che ricopriva le strutture dei cinque ponti tra le frazioni di Tufo e Grisciano (nella vicina Accumoli) al fine di permettere ai tecnici incaricati di effettuare i rilievi necessari al progetto di ripristino degli stessi.
«Gli enti coinvolti, cioè la Provincia di Ascoli, competente in materia, insieme all’Anas come soggetto attuatore, infatti, non hanno finora potuto procedere con i rilievi per via dell’incapacità nel rimediare la seppur modesta somma di 3.000/4.000 euro necessaria a disboscare il passaggio nei pressi dei ponti, proponendo di attendere l’inverno affinché la natura facesse il suo corso, con l’abbassamento della vegetazione» spiegano da “Arquata Potest” e “Ricostruire Tufo“.
Gli stessi membri del comitato aggiungono: «Esasperati già da ben 7 mesi di attesa per poter procedere coi rilievi, abbiamo contattato “Arquata Potest” e la squadra di volontari ha provveduto a ripulire a titolo totalmente gratuito (accollandosi anche i costi del materiale e degli attrezzi) gli accessi ai ponti, non lasciando così più scuse agli enti coinvolti nel dover procedere coi rilievi».
«La volontà di non accettare la passività delle istituzioni, per l’ennesima volta incapaci di venire incontro a popolazioni che 4 anni fa hanno perso tutto, ha spinto i volontari a dare il buon esempio, mettendo a nudo le insufficienze dello Stato nella gestione post-sisma» è l’amara constatazione.
I ponti ripuliti sorgono lungo la provinciale 129, ex Salaria antica, strada di altissimo valore storico e strategica per la viabilità, considerando che era stata utilizzata come via di fuga da molti abitanti di Tufo e Capodacqua anche quel maledetto 24 agost0, quando il terremoto colpì il centro Italia e, in particolare, Pescara del Tronto, frazione dell’arquatano devastata, rendendo assai problematica la percorrenza di quel tratto della Salaria.
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