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Da “Amelia” una seconda opportunità di vita

L'ASSOCIAZIONE di promozione sociale lavora per favore il reale reinserimento sociale di persone con difficoltà: detenuti in regime di misura alternativa alla detenzione, ex-tossicodipendenti, ex alcolisti. Flammini: «Perché il passato di ciascuno è importante, ma il futuro non può però essere pensato solo in termini di utopia».
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di Stefania Mistichelli

Nata nel 2000, l’Associazione Amelia mira a sviluppare interventi a favore di un effettivo reinserimento sociale di ex-tossicodipendenti, ex alcolisti e detenuti in regime di misura alternativa alla detenzione e si configura come una struttura educativa e relazionale che interagisce con le strutture ministeriali, con il territorio e con i contesti familiari e sociali.

«Un settore nel quale o ci credi o non riesci ad andare avanti. Questo anno avremmo festeggiato il ventennale – spiega la presidente Enrica Flammini – ma ovviamente per il Covid abbiamo dovuto annullare la tradizionale festa che organizziamo di solito con tutte le istituzioni».

Enrica Flammini è stata un’educatrice, lavorando nella sua carriera in diverse comunità terapeutiche. «Stando in comunità – racconta – vedevo tanti ragazzi con problemi di dipendenza entrare ed uscire in continuazione dal carcere, e quando uscivano non avevano niente se non la strada. Allora ho deciso di trasformare Amelia, nata come nucleo operativo dedicato alla prevenzione (facevamo unità di strada, eventi in piazza con tutte le altre comunità che chiamavamo le “comuniadi” eccetera) in un’associazione che si occupasse di detenuti».

Infatti, l’associazione Amelia gestisce a San Benedetto del Tronto un centro diurno, in via Carducci, e una casa alloggio in via Ceci, casa Amelia.  Il primo in condizioni normali, pre covid, poteva ospitare fino a cinquanta ospiti, mentre oggi ne accoglie undici la mattina e undici il pomeriggio. La casa alloggio dispone di otto posti, dove gli ospiti possano stare almeno tre mesi.

«È il tempo minimo in modo che possano organizzarsi una volta usciti dal carcere – spiega la presidente – anche perché spesso capita che escano da un giorno all’altro, senza preavviso. In questi casi noi interveniamo e li accogliamo. In questo momento siamo pieni».  Inoltre Amelia dispone di centri di ascolto nei comuni di Cupra Marittima, Grottammare e Martinsicuro/Teramo (in collaborazione con i Comuni stessi) e di sportelli di ascolto e laboratori all’interno degli Istituti penitenziari di Ascoli e Fermo.

«Con un lavoro di rete – continua la Flammini – accogliamo, per un percorso riparatorio ed educativo, soggetti svantaggiati in regime di misura alternativa alla detenzione e provenienti dai vari Istituti Penitenziari di Marche ed Abruzzo e soggetti bisognosi di aiuto con condizioni economiche compromesse, tra cui ex detenuti e adulti a rischio di emarginazione. Non possiamo ospitare minori e persone con problemi psichiatrici».

La filosofia di Amelia è quella secondo cui il cambiamento deve essere teso a star bene con se stessi, con gli altri e con la società tutta, annullando quindi quell’ideale dello star bene prefigurato da modelli errati. «Il passato di ciascuno – spiega Enrica Flammini – è comunque importante, costituisce il punto di partenza per comprendere gli eventi appartenenti al proprio percorso di vita, merita una rilettura non solo cognitiva ma anche affettiva. Allo stesso modo è importante il futuro che non può però essere pensato solo in termini di utopia, di progetto a lunghissima scadenza. Per questo, è necessario attribuire valenza positiva alla quotidianità, non già intesa come sterile ripetitività, bensì vissuta come momento privilegiato della relazione e dell’azione».

Come azione di promozione sociale, Amelia si pone, tra i suoi obiettivi, quelli di creare opportunità occupazionali ispirandosi ai principi della solidarietà e della legalità, di sviluppare competenze lavorative, culturali e sociali e potenziare le capacità attraverso la realizzazione di laboratori professionalizzanti.

Per svolgere le sue attività, l’associazione conta su un staff di volontari, tutte figure professionali. «L’equipe – illustra Enrica Flammini – è composta da due psicoterapeuti, due psicologhe, quattro educatori, quattro operatori, due maestri d’arte, due legali e volontari esterni».

Ad esempio, sono diversi i laboratori e le attività organizzate all’interno delle Case Circondariali di Ascoli e Fermo. Tra questi, il laboratorio dove i detenuti imparano a realizzare oggetti in legno. «In particolare – racconta la presidente dell’associazione – ci siamo “specializzati” in oggetti sportivi. I ragazzi realizzano questi oggetti molto belli ispirati alle squadre di calcio del territorio, che poi vendiamo nei mercatini».

L’Associazione Amelia, negli anni, ha stipulato importanti convenzioni e collaborazioni: dalla convenzione con il Ministero di Giustizia-Ufficio Esecuzione Penale Esterna di Macerata-Ascoli Piceno-Fermo a quella con il Tribunale di Ascoli. «Inoltre – aggiunge Enrica Flammini, collaboriamo con diversi servizi, come i Sert di San Benedetto del Tronto, Ascoli, Porto Sant’Elpidio (Fermo) e Nereto (Teramo) e i Comuni di San Benedetto, Grottammare, Cupra Marittima e Martinsicuro (Teramo)».

«Tutte le attività e servizi proposti dall’associazione – conclude la presidente – vengono eseguiti in volontariato. Non essendo sostenuta finanziariamente, riesce ad andare avanti grazie all’impegno dei volontari, all’attuazione di piccoli progetti, al sostegno del 5 x mille, alle offerte di privati, ai contributi di aziende, al contributo del Comune di San Benedetto e alle elargizioni nelle parrocchie».

 

 

 


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