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I “furbetti” del voto, le Regionali
tra manifesti e provocazioni

MARCHE 2020 - Deturpati, strappati, imbrattati. Ma anche intraprendenti e spregiudicati, spesso anche oltre il limite del consentito. In questa campagna elettorale, i candidati li abbiamo visti davvero in tutte le salse
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di Federico Ameli

Ci siamo. Mancano ormai poche ore al termine di una campagna elettorale particolarmente intensa, che nelle ultime settimane, come era d’altra parte ampiamente pronosticabile, ha visto i vari contendenti ai seggi di Palazzo Raffaello prendere parte a una lotta all’ultimo voto senza esclusione di colpi, non sempre sopra la cintura.

La vela di Gianni Silvestri in sosta vietata davanti alla Prefettura

Gli anni passano, ma scaramucce reciproche, dispettucci puerili e perfino un paio di infrazioni al codice della strada restano: cosa non si fa per una preferenza in più. Ma andiamo con ordine, partendo da un evergreen di ogni campagna elettorale che si rispetti: il manifesto.

Solitamente, in situazioni del genere, la casistica prevede due modus operandi diametralmente opposti. C’è chi “sgomita” più del dovuto per accaparrarsi uno spazio elettorale in più a scapito di qualche collega meno esuberante e sorride compiaciuto per il buon esito del misfatto e chi invece è costretto a subire l’onta dello sfregio, che raramente è annoverabile tra i canoni del galateo, senza per questo però scomporsi, anzi.

Li vedi con la solita espressione solare e rassicurante, del tutto ignari dell’insulto di turno che accompagna l’accattivante slogan scelto per strizzare l’occhio all’elettore. Capita, però, che l’occhio debba strizzarlo prima il candidato stesso, come nel caso di Anna Casini, alle prese con una censura di stampo “meloniano”.

Il volto deturpato di Anna Casini, con accanto un’indicazione di voto “alternativa”

Partiamo però dai “furbetti” del manifesto, con la dovuta premessa che il nostro resoconto non ha la pretesa di puntare il dito contro l’uno o l’altro candidato, bensì quella di proporre una rapida carrellata dei casi più noti ed eclatanti, e la certezza che, senza alcun tipo di malizia, qualcosa ci sarà pur sfuggito.

Risale a un paio di settimane fa la segnalazione del comitato di Dipende da Noi, che ha deciso di denunciare qualche scorrettezza di troppo in fatto di affissioni (leggi l’articolo). A finire nel mirino della lista che sostiene la candidatura di Roberto Mancini è stata la bacheca di viale Buozzi a San Benedetto, che suo malgrado è divenuta teatro di soprusi e usurpazioni. In particolare, i candidati ascolani Piero Celani e Andrea Maria Antonini hanno trovato in Riviera terreno fertile per la loro propaganda, spingendosi un pochino oltre gli spazi di loro competenza.

I manifesti di Andrea Maria Antonini in viale Buozzi

Lo stesso dicasi di altri manifesti di Forza Italia e, spostandoci anche a sinistra, del primo cittadino di Colli del Tronto, Andrea Cardilli, reo di aver occupato due caselle in più del consentito. Situazione analoga anche ad Ascoli, nella fattispecie nella bacheca di viale dei Platani, dove gli zelanti attivisti di Dipende da Noi hanno ravvisato a loro spese l’intraprendenza del dottor Raniero Pipponzi, candidato del Movimento delle Marche, che con il suo camice ha finito per invadere gli spazi destinati ai rappresentanti di Dipende da Noi. Non sono inoltre mancati gli intramontabili manifesti affissi in zone non previste dalle normative vigenti, con Ascoli e provincia che sono state letteralmente tappezzate dalle tronfie immagini degli aspiranti candidati.

I manifesti di Curti e Casini presi d’assalto dai vandali

Tutto secondo copione, dunque, o quasi. Passiamo ora alle note dolenti. Le proposte di Anna Casini e Augusto Curti non devono essere state evidentemente apprezzate da qualche oppositore politico, che con la complicità del buio ha imbrattato i manifesti dei candidati del Pd, per l’occasione etichettati come persone di colore, con un quantomeno rivedibile senso cromatico.

Più recentemente è stata la volta del vicesindaco di Ascoli Gianni Silvestri, che in una tranquilla mattina di settembre si è ritrovato con alcuni dei suoi manifesti strappati da qualcuno che evidentemente non riconosceva in lui quelle affidabilità, coerenza e lealtà di cui l’aspirante consigliere regionale si faceva garante.

I manifesti di Gianni Silvestri

Passando dai manifesti alle sedi dei partiti, purtroppo, la musica non cambia. A finire nel mirino dei vandali è stata la porta di ingresso agli uffici della Lega di Corso Mazzini, imbrattata a fine agosto con una svastica di cattivo gusto, quasi a voler instaurare un parallelismo tra i rappresentanti del Carroccio e personaggi condannati dalla storia. Meglio passare oltre. O forse no?

Sempre a proposito di Lega, infatti, ci sarebbe anche da registrare il macabro e inammissibile commento social del candidato di Risorgi Marche Luciano Spinozzi ai danni di Andrea Maria Antonini di cui si è tanto parlato nelle ultime settimane. Anche in questo caso, meglio stendere un velo pietoso.

Alle prese con una campagna elettorale che la vede alla ricerca della riconferma a Palazzo Raffaello dopo cinque anni da vicepresidente al fianco di Luca Ceriscioli, Anna Casini ha dovuto suo malgrado fare i conti con gli attacchi, più o meno leciti, del resto della compagnia.

Oltre ai manifesti di cui si è già parlato, la candidata del Pd si è infatti vista contestare una vela elettorale da un anonimo contestatore, che con un “non farci ridere” si è quantomeno distinto in termini di educazione rispetto ai suoi meno garbati colleghi. Certo, stiamo pur sempre parlando di imbrattatori notturni, ma la galanteria è sempre da apprezzare.

La vela di Anna Casini

Rimaniamo in tema di vele per toccare un tasto particolarmente delicato di questi tempi. In questi ultimi giorni le strade della provincia sono state letteralmente invase dai camion promozionali dell’uno o dell’altro big della politica, che con i loro faccioni ben in vista hanno monopolizzato il traffico di Ascoli e dintorni.

Fin qui tutto bene, eppure c’è chi qualche sgarro alla regola se l’è concesso, qualcuno anche in più di un’occasione. Partiamo dal già menzionato Gianni Silvestri, la cui vela la scorsa domenica mattina sostava fiera davanti alla Prefettura. Qualcuno ha gridato allo scandalo, sostenendo che la vela del vicesindaco in divieto di sosta in pieno centro rappresentasse un’offesa in piena regola al buon senso e al decoro istituzionale.

In casi del genere, non trovandosi oltretutto al volante in prima persona, tendiamo a concedere il beneficio del dubbio al candidato di turno. Forse si trattava di una sosta di qualche minuto, forse la scelta della location era stata dettata dal caso.

La vela “incriminata” di Guido Castelli

Quel che è certo è che il vicesindaco non è certo il solo ad essersi macchiato di un parcheggio un po’ sopra le righe. Nel caso di Guido Castelli, le righe erano quelle dell’isola di traffico e dei parcheggi nei pressi del ponte di Porta Maggiore, dove il camion dell’ex sindaco si è concesso qualche minuto – o forse qualcosa in più? – di relax.

Qualche giorno fa, invece, è stata di nuovo la volta di Silvestri, la cui vela è stata pizzicata a Castel di Lama. Per la precisione in via Scirola, una zona particolarmente in vista della cittadina lamense, dove il camion del candidato consigliere si è fermato proprio in prossimità dei parcheggi. Fortunatamente, all’accorato appello di una signora desiderosa di riprendere possesso della sua auto, il conducente ha ripreso il cammino imboccando la via della redenzione.

Purtroppo, pare proprio che si tratti di una problematica diffusa. C’è infatti chi giura di aver visto la vela di Monica Acciarri sostare in maniera un po’ avventata e soprattutto non prevista dal codice della strada dalle parti di viale De Gasperi e chi invece garantisce che anche “a sinistra” non siano mancate infrazioni e deroghe autoconcesse.

La vela di Gianni Silvestri in mezzo alla carreggiata di via Scirola

Eppure, in questo rovente clima preelettorale, per fortuna c’è chi fa di tutto per strappare una risata ai poveri elettori, in pieno stile carnascialesco. Ieri mattina, infatti, in città sono comparsi dei manifesti che ironizzavano in maniera spiritosa sugli slogan, non sempre calzanti, adottati dai candidati più in vista. Delle “pasquinate” in piena regola, che seppur affisse in maniera irregolare hanno saputo calarsi perfettamente nella realtà elettorale picena, sgomitando nelle già turbolente bacheche cittadine per farsi largo tra i manifesti “originali”.

Personaggi dei cartoni animati particolarmente gettonati per l’occasione, con Qui, Quo e Qua a fare compagnia ad Anna Casini e un Guido Castelli nelle inedite vesti di “Cenerentola del Piceno”.

Nel calderone della satira sono finiti anche Antonini e la Acciarri, l’uno dipinto alla disperata ricerca di un’occupazione e l’altra alle prese con l’elenco delle forze politiche a cui ha aderito nel corso degli anni.

Non siamo sicuri che i protagonisti in questione abbiano saputo apprezzare, ma per fortuna – o purtroppo, per i sadici amanti della polemica – tra qualche ora sarà tutto finito. Il silenzio elettorale incombe e, finalmente, tra qualche giorno sapremo chi avrà motivo di sorridere e chi invece potrà dare sfogo alla sua frustrazione sui manifesti dei vincitori. Sempre che ce ne sia ancora qualcuno immacolato.




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