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Covid, nel Piceno altri 25 positivi
Milani: «Diffusione
difficile da controllare,
cerchiamo di rinunciare al superfluo»

EMERGENZA - Il direttore di Area Vasta 5 ribadisce la preoccupazione legata al fatto che è tutto aperto. Tra le possibili criticità che potrebbero emergere a seguito di una maggiore richiesta di ospedalizzazione, la mancanza di medici. L'88enne deceduta al "Mazzoni" era stata dimessa il giorno prima da Villa San Marco. Chiusi per sanificazione dopo la scoperta di un caso il centro diurno "Il Girasole" di Monticelli e il supermercato Tigre di Villa Pigna
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di Maria Nerina Galiè

Ancora 25 nuovi casi di persone positive nel Piceno, una quarta vittima (leggi qui) ed un virus che – allargando il suo raggio d’azione – non risparmia nessun ambiente della vita cittadina.

Cesare Milani

Scuole, un supermercato, un centro diurno, strutture sanitarie, solo per citare gli ultimi episodi, sono costretti a chiudere almeno per un giorno per sanificazione, con tanto di disagi per tutti, ma sopratutto rendendo sempre più complesso e numeroso il tracciamento dei contatti stretti con relativi tamponi e quarantene.

Il dato relativo ai nuovi casi, e che continua ad essere allarmante per i vertici della Sanità picena, è emerso nella notte di ieri, 3 ottobre, dall’esame degli oltre 400 tamponi testati dal laboratorio di Biologia Molecolare diretto dal dottor Antonio Fortunato (18) a cui si aggiungono quelli effettuati nei laboratori privati (6 da Biolab e 1 dall’Emotest di Fermo).

I nuovi positivi sono 14 di Ascoli, 1 di Castel di Lama, 1 di Folignano, 3 di Grottammare, 4 di San Benedetto, 2 di Spinetoli.

Chiusi, sia il centro diurno “Il Girasole” di Monticelli che il supermercato Tigre di Villa Pigna per la sanificazione. Nel primo è risultato positivo un ospite, nel secondo un dipendente. In entrambi i casi il contagio è avvenuto in ambiente domestico.

La vittima, una 88enne di Ascoli, registrata ieri dal Gores, è deceduta al Pronto Soccorso dell’ospedale “Mazzoni” di Ascoli dove era stata portata venerdì sera 2 ottobre già in gravi condizioni e con una situazione polmonare che ha subito destato il sospetto.

Insieme al tampone era scattata anche la Tac che ha evidenziato subito il contagio, poi confermato dal test molecolare.

La donna era stata ricoverata nella clinica San Marco il 23 settembre e per questo sottoposta a tampone che era risultato negativo, poi dimessa. Sarà sottoposto all’esame tutto il personale sanitario che l’ha assistita.

Un caso che riporta a galla il rischio negli ambienti sanitari, sottoposti a stress per l’avanzata del virus in provincia ed in particolare ad Ascoli dove al momento ci sono 130 contagiati, e che il direttore generale di Area Vasta 5 Cesare Milani non nasconde.

«Il Pronto Soccorso sia di Ascoli che di San Benedetto – ha ribadito Milani – non ha mai smesso di avere, dall’inizio dell’emergenza, due percorsi distinti, di cui uno per i sospetti.

Sempre, coloro che necessitano di ospedalizzazione, sono sottoposti a tampone prima di entrare e spesso anche a Tac, che ci dà il risultato nell’immediato rispetto al tampone che poi deve confermare.

Gli errori però sono sempre dietro l’angolo, anche se adesso siamo in grado nel 90% dei casi di prevenirli».

«Durante la prima ondata – continua il direttore generale – siamo stati fortunati, poiché siamo stati colpiti più tardi.

La situazione adesso è più preoccupante, i numeri sono alti e il diffondersi del contagio più difficile da arginare perchè è tutto aperto e permesso.

In alcuni casi, per le scuole ad esempio, è necessario “rischiare”, attenendosi molto rigidamente alle misure anti contagio messe in campo.

L’altro pomeriggio (venerdì 2 ottobre, ndr) abbiamo fatto 250 tamponi a studenti e ci siamo resi conto per loro non è facile mantenere le distanze fuori dalla scuola sopratutto.

A mio parere, bisognerebbe provare a limitarsi sulle cose meno necessarie, come la movida e tutto ciò che è intrattenimento. Capisco che non è facile. Ma necessario. Altrimenti non so cosa potrebbe accadere da qui a poco».

Rispetto alla fase clou della pandemia – ha detto ancora Milani – siamo in una condizione migliore per quanto riguarda l’ospedalizzazione. L’età media è “ancora” bassa (attorno ai 40 anni).

Come abbiamo visto dagli ultimi avvenimenti però, se portiamo il Covid a casa da nonni o persone fragili, non sarà più così».

Nell’Area Vasta 5 è stata riattivata la terapia intensiva del “Madonna del Soccorso” di San Benedetto. Perchè?

«Perché siamo stati in grado, durante il lockdown, di attivare i reparti di terapia intensiva per Covid distinti e separati dal resto dell’ospedale. Ora abbiamo 12 posti disponibili. Ma ce ne sono anche per i no Covid, che usufruiscono del percorso “pulito”. 

Nelle altre Aree Vaste invece molti ospedali si devono ancora organizzare per avere una terapia intensiva per Covid senza interrompere l’attività ordinaria.

Da noi il problema resta quello della carenza di personale. Mancano medici, anestesisti soprattutto. Stiamo facendo il possibile ma è difficile».

Il Covid Center di Civitanova?

«E’ un ospedale da campo. Ora la linea è quella di riattivarlo quando saranno saturi gli ospedali».

 

 


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