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Covid a Cardiologia:
parla Diana Sansoni,
“travolta” dall’accaduto
nel suo ultimo giorno di lavoro

ASCOLI - Dal 31 ottobre, la direttrice del presidio unico ospedaliero dell'Area Vasta 5 sarà in pensione, ma prima deve godere di 15 giorni di ferie arretrate. «I casi hanno riguardato soltanto la degenza ordinaria. Le attività salva vita non si sono mai fermate». Poi l'appello a non sottovalutare il virus: «Sta crescendo la richiesta di assistenza e di ospedalizzazione»
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La dottoressa Diana Sansoni

 

di Maria Nerina Galiè

«Il reparto Cardiologia del “Mazzoni” di Ascoli è stato sanificato. In ogni caso le attività salva vita non sono mai state sospese». 

Lo dice Diana Sansoni, direttore del presidio unico ospedaliero dell’Area Vasta 5, travolta dalla notizia che il Coronavirus era entrato per la prima volta all’interno di uno dei “suoi” ospedali (leggi qui) proprio nel momento in cui stava appendendo il camice al chiodo.

La stimata professionista sarà in pensione dal 31 ottobre, da oggi 13 ottobre, è stata “costretta” a godere di parte delle ferie residue. 

«Mi sostituisce il dottor Giancarlo Viviani che ieri ha gestito benissimo l’emergenza. L’intera Area Vasta 5 ha reagito prontamente alla situazione».

«In merito a quello che è accaduto nel reparto Cardiologia, devo precisare che ha investito soltanto la degenza ordinaria. Tutti i pazienti sono stati trasferiti nei posti giusti per il loro livello assistenziale (gli 8 positivi al “Murri” di Fermo e nella Rsa di Campofilone, ndr). Utic, Emodinamica e il laboratorio di Elettrofisiologia non si sono mai fermati.

Nel frattempo i pazienti negativi sono stati appoggiati all’interno del “Mazzoni” in altri reparti.

Domani, se non riapriamo, è solo perchè non riusciamo a coprire i turni infermieristici».

Il dubbio è lecito perchè ci sono operatori sanitari positivi e in quarantena.

Sono stati fatti tamponi a tutti coloro che hanno avuto a che fare con il reparto, ma non si conosce ancora l’esito. E i controlli sono in corso in tutto l’ospedale.

«Stiamo cercando di capire quale sia stato il punto di partenza all’interno del reparto, per aumentare ancora di più il livello di allerta e adottare comportamenti maggiormente efficaci.

Per quanto riguarda il personale, li invito sempre a mantenere le regole anche fuori dall’ambito lavorativo. A casa come tra colleghi nei momenti di relax.

Capisco che non è semplice, ma dobbiamo tenere alta la guardia. Sempre.

E’ necessario entrare nell’ordine di idee che dobbiamo mantenere mascherina e distanziamento non solo in presenza di estranei».

«La situazione – continua la dottoressa Sansoni – è molto complessa rispetto alla prima ondata. Il virus sta circolando tra la popolazione, nelle famiglie, negli ambienti di lavoro.

Prima c’era il lockdown. L’accesso alle strutture sanitarie era ridotto all’osso. Ora entrano 200 persone al giorno per attività ambulatoriali programmate.

Il ricovero è preceduto dal tampone. Se il paziente è sintomatico non ci accontentiamo di un esito negativo. Andiamo avanti con Tac e lavaggio bronchiale. Se non ci sono sintomi, basta il tampone, che però ha un 30 % di falsi negativi. Insomma, attenzione massima».

Una stoccata a coloro che tentano di minimizzare.

«Basta a dire che il virus non è pericoloso, che passa dopo 4-5 giorni. Che è tutto un bluff.

Tali prese di posizione ottengono solo l’effetto di far abbassare la guardia.

Le richieste di assistenza sanitaria e di ospedalizzazione stanno crescendo giorno dopo giorno. E riguardano anche persone giovani».

«Giusto per sdrammatizzare – conclude la direttrice – è capitato di registrare infermieri, medici e oss postivi. Ma chi era in ferie da 15 giorni, chi in aspettativa da un mese. Mi tranquillizzavo. Stavolta, invece, è capitato a persone che erano in servizio. E nel mio ultimo giorno di lavoro».

 

 



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