di Gianluca Ginella
«Sono 45 anni che faccio questo lavoro, senza mai avere avuto problemi di nessun genere e senza essere stato favorito. Ho svolto questo lavoro nel pieno rispetto delle regole senza la benché minima censura da parte di nessuno».
Così l’imprenditore Maurizio Mosca, nel corso dell’interrogatorio di garanzia di fronte al gip del tribunale di Chieti. Mosca, 66 anni, era stato arrestato la scorsa settimana (è ai domiciliari) con l’accusa di corruzione, nell’ambito di una indagine della Guardia di finanza (quattro in tutto le persone finite in manette).
Secondo la procura di Chieti, l’imprenditore maceratese avrebbe corrotto il primario di Cardiochirurgia, Gabriele Di Giammarco, pure lui arrestato, per ottenere l’appalto per la fornitura al nosocomio abruzzese delle valvole cardiache che la sua azienda commercializza. Per la procura le valvole sarebbero state pagate un prezzo eccessivo. E proprio questo è stato uno dei punti al centro dell’udienza che si è svolta oggi e che è stata parecchio movimentata (ed è finita tardissimo). Perché in principio doveva svolgersi in videoconferenza dallo studio dei legali di Mosca (gli avvocati Andrea Netti, Renato Perticarari, Andrea Perticarari e Valentina Romagnoli). Alle 10 Mosca, col permesso della procura, ha raggiunto lo studio legale per iniziare l’udienza. Fino alle undici tutto ok, poi la connessione al tribunale di Chieti è saltata. Tutto sospeso e così l’imprenditore, con gli avvocati Andrea Netti e Renato Perticarari, è partito per Chieti dove alle 15 è ripresa l’udienza, questa volta in presenza.
«E’ andata bene – dice l’avvocato Renato Perticarari di ritorno dall’Abruzzo -, Mosca ha avuto modo di rispondere e chiarire tutti gli elementi di accusa, non è emerso nulla di nuovo rispetto a quanto già oggetto di contestazione nell’ordinanza notificata. C’è stata anche la presa d’atto di un elemento importante, il problema della erronea valutazione del prezzo delle valvole. Il pm non considerava le tre valvole che venivano date in omaggio ogni dieci. Tant’è che ad un certo punto il gip ha espressamente detto al pm, riferendosi alla tabella del prezzario, e sulla cui base è stato chiesto il provvedimento: “sarà il caso che su questo chiediamo chiarimenti alla Guardia di finanza”. Questo è un aspetto molto importante. L’accusa si regge specialmente su questo, sul prezzo praticato per queste valvole, che riteneva fosse fuori mercato. Ma non venivano considerate le 43 valvole a costo zero sulle circa duecento che erano state fornite».
«Per usare una metafora calcistica, c’è stato un contropiede quando siamo andati sui numeri – aggiunge l’avvocato Netti –, quando abbiamo contestato la tabella di riferimento della finanza, che è alla base del cuore dell’accusa, il gip ha chiesto al pm che venisse verificata. Chiaro che non ce la giochiamo solo lì, però… Il nostro assistito ha risposto a tutte le domande. Ed erano al 100% quelle che ci attendevamo ci sarebbero state fatte. Significa che la nostra focalizzazione rispetto all’accusa è al 100%, su diecimila pagine di indagine».
Sulle contestazioni legate all’arredo di un ufficio e ad un biglietto aereo regalato lo scorso anno al primario per corromperlo, sostiene la procura chietina, Netti aggiunge che «l’arredo riguarda un ufficio della dirigenza. Ma era destinato a contribuire al nuovo polo cardiologico di Chieti e ora quell’arredamento viene usato non da Giammarco, ma da altri dirigenti. È evidente che se uno volesse corrompere una persona non lo farebbe donando questo genere di cose. Sul viaggio: era la più grande manifestazione internazionale della Cardiologia, che si svolge ogni anno a Lisbona. Mosca non voleva andare da solo e ha invitato Giammarco, al quale ha pagato il biglietto aereo, al costo di 250 euro. Tra l’altro in tempi non sospetti, perché il bando per il 2020, relativo alle valvole, era già stato aggiudicato ad un’altra azienda». Sul rischio di reiterazione del reato, che è alla base della necessità dei domiciliari secondo il Gip, l’avvocato Renato Perticarari spiega: «Sono state date motivazioni circa l’insussistenza di questo rischio, anche perché ci sono prove documentali che dimostrano che l’attività della Mosca srl si avvia alla liquidazione. Mosca sta andando in pensione e tra l’altro ha già interrotto da due mesi il rapporto di rappresentanza con la Livanova, la ditta che produce le valvole. Abbiamo chiesto ovviamente la revoca della misura cautelare. Il gip si è riservato di decidere, entro venerdì». «Domani presenteremo comunque il ricorso al tribunale del Riesame de L’Aquila – continua Netti – per chiedere la revoca della misura».
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