Da maestro della comunicazione non poteva farsi sfuggire anche una delle ultime potenzialità della rete. E così ieri pomeriggio il monsignor Giovanni D’Ercole, con crocefisso e ostensorio in primo piano, ha inaugurato le dirette Facebook dal profilo della diocesi parlando del voto politico di domenica prossima. Un tema caldo che il vescovo aveva già affrontato con un lungo messaggio nella newsletter dei giorni scorsi. Ecco alcuni messaggi inviati al mondo della rete: «Andate a votare, ma non con la logica di dare il voto all’amico dell’amico, ma scegliete bene e soprattutto guardate a chi davvero farà qualcosa per la famiglia, che è la nostra piccola chiesa domestica». E ancora: «Qualche volta si ha la sensazione che ci prendano in giro o forse solo approfittano di questa occasione visto che, tutto sommato, chi riesce ad arrivare in Parlamento il minimo che gli può succedere è che ha un po’ di anni assicurati e una pensione d’oro tutta la vita. Ma la domanda di fondo è se penseranno davvero al bene di tutti noi». Non è mancato nemmeno l’appello ad andare a votare già ribadito con forza anche nel messaggio inviato tramite email: «La logica del non voto è una tentazione per tanti e lo capisco – dice D’Ercole– ma è invece importante andare a votare spezzando però la logica del voto all’amico dell’amico che crea solo congreghe. Purtroppo la crisi dei partiti è profonda, non ci sono più partiti seri. Leader come Nenni, Moro, Togliatti e Berlinguer mai avrebbero messo il loro nome nel simbolo del partito, ma avrebbero fatto una battaglia per il partito che deve essere struttura intermedia fra il popolo e chi governa». Infine il patto per la famiglia: «Ci sono pochi che si sposano, nascono pochi figli. E allora guardate a chi lavora per la famiglia e la difende, a chi intende sostenere le mamme economicamente, a chi si batte per le giovani coppie, perché possano trovare la casa, il lavoro e abbiano premi se fanno figli, a chi quindi assicura il futuro alla famiglia, fondamentale cellula di vita. Non bisogna solo votare, ma anche poi vigilare e questo ci obbliga ad essere partecipi della vita politica».
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