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La nuova vita di Giovanni D’Ercole:
«Sono in montagna senza riscaldamento,
qui regna il silenzio»

IL VESCOVO EMERITO della Diocesi di Ascoli invia agli ascolani un saluto (e le foto) dal monastero trappista Notre Dame de l’Atlas, in Marocco: «Non è stato facile adattarsi per il freddo». Con l'alto prelato solo altri 5 religiosi. «Ve li presento»
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Monsignor Giovanni D’Ercole (quarto da sinistra) insieme con i 5 monaci con cui divide il monastero di Notre Dame de l’Atlas, in Marocco

 

 

 

 

 

 

La nuova vita di Giovanni D’Ercole, ex vescovo della Diocesi di Ascoli, non deve essere facile. Si trova ora nel monastero trappista Notre Dame de l’Atlas, in Marocco. E’ lui stesso a raccontarlo agli ascolani, in un post della sua pagina Facebook.

«Un saluto con affetto a tutti. Dopo una settimana di adattamento non facile per il freddo che qui in montagna (1500 metri di altitudine) si fa sentire notte e giorno, essendo il monastero privo di riscaldamento, ho chiesto alla comunità di potervi inviare una nostra foto».

Con lui soltanto altri cinque monaci.

«Ve li presento – scrive monsignor D’Ercole – il più anziano, padre Jean Pietre Shoumacher, è l’unico superstite del monastero di Tibhirine (Algeria), un vero sant’uomo, che comunica pace e gioia senza parlare. Io mangio accanto a lui nel refettorio e in chiesa mi è difronte. Poche parole ma sempre un sorriso. Ha 94 anni e quando parla dei confratelli martirizzati si chiede sempre perché sia stato risparmiato. La risposta? Il priore padre Jean Pierre Laflachaire (il monaco che gli è al fianco e lo sorregge) dice che è stato risparmiato per testimoniare il carisma e lo spirito di Tibhirine. Il monaco Antonio che nella foto sta accanto a me cura la liturgia che costituisce l’azione primaria della vita dei trappisti. Il monaco Antonio non è prete come nemmeno il monaco Josè Luis spagnolo che gli sta al fianco. È entrato nella trappa dopo essere stato salesiano. Il più giovane monaco si chiama Nuno ed è di nazionalità portoghese ha 45 anni ed è entrato anche lui nella trappa da una congregazione spagnola ed ora si sta preparando per diventare sacerdote. È l’infermiere che mostra una cura delicata e vigile appena qualcuno si ammala.

Ho già avuto modo di sperimentare la sua grande dedizione in questi giorni avendo avuto un po’ di febbre.

Ciò che mi colpisce è che nella trappa dove si mantiene sempre un clima di silenzio, ogni piccolo gesto, ogni momento viene vissuto con molta calma e attenzione veramente premurosa gli uni verso gli altri. Concludo ricordando a tutti voi che nella preghiera, elemento portante di tutto al giorno e anche alla notte siete tutti costantemente presenti. In fondo so bene che per questo sono qui. Un abbraccio di cuore a ciascuno di voi». 

Il vescovo emerito Giovanni D’Ercole


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