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Area di crisi del Piceno,
Castelli e Aguzzi scrivono al ministro:
«Servono risorse per la proroga della mobilità in deroga»

LAVORO - I due assessori regionali chiedono un intervento normativo ad hoc per l’area di crisi industriale: «Emergenza Covid e sisma, tenuta sociale a rischio»
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«Un intervento normativo ad hoc per garantire le risorse necessarie alla proroga della mobilità in deroga anche ai lavoratori delle Marche interessati dall’area di crisi industriale PicenoValle del Tronto-Val Vibrata».

Guido Castelli

E’ quanto sollecitano gli assessori regionali Guido Castelli (bilancio) e Stefano Aguzzi (lavoro) in una lettera inviata al ministro Nunzia Catalfo mentre sta per avviarsi l’iter per la sottoscrizione dell’atto integrativo all’Accordo di Programma (AdP) interregionale per l’area di crisi industriale complessa Piceno – Valle del Tronto – Val Vibrata, scaduto il 28 luglio.

«L’atto, che la Regione Marche ha già approvato il 27 luglio, prevede la proroga di tre anni dell’AdP e la rimodulazione delle risorse residue, sia nazionali che regionali, al fine di completare gli interventi di reindustrializzazione previsti -dicono Castelli e Aguzzi -. A distanza di alcuni anni dall’istanza di riconoscimento dell’area di crisi e dalla formalizzazione del progetto di riconversione e riqualificazione industriale, la situazione del tessuto produttivo e del mercato del lavoro della parte marchigiana dell’accordo permane alquanto critica».

La zona industriale di Ascoli

«La fragilità del mercato del lavoro indotta dall’emergenza Covid si è innestata, in questo territorio, in un contesto di sofferenza pressoché strutturale preesistente, a sua volta accentuata dagli effetti devastanti degli eventi sismici del 2016/2017, con possibili ripercussioni sulla tenuta sociale dell’area -continuano i due assessori-. L’atto integrativo prossimo alla firma consente di rimettere in circolo sia i fondi residui nazionali per un nuovo avviso della legge 181/89, sia quelli regionali destinati alle politiche attive del lavoro cofinanziate dal Fse, e contempla anche la possibilità di incrementarne la dotazione a valere sulla nuova programmazione dei fondi strutturali».

Qualunque efficace strategia di rilancio degli investimenti e di supporto all’occupazione in quest’area, però, rischia di rimanere inefficace se non accompagnata da un plafond dedicato di risorse per gli ammortizzatori -ribadiscono-. Il decreto interministeriale di febbraio, nel ripartire le risorse di cui alla legge di bilancio 2020 tra le Regioni interessate dalle aree di crisi industriale non ha assegnato fondi addizionali per la proroga della mobilità in deroga ai lavoratori della parte marchigiana dell’area di crisi, a differenza della Regione Abruzzo che ha potuto contare su una dotazione aggiuntiva».

«In questo contesto – proseguono Castelli e Aguzzi- l’entità limitata dei residui spettanti alla Regione Marche (1,1 milioni di euro) a fronte di un fabbisogno di 5,4 milioni di euro, non consentirà di garantire la proroga di 12 mesi del trattamento di integrazione salariale a tutti coloro che ne hanno fruito nel 2019 e sarà elemento pregiudizievole alla eventuale ulteriore proroga di 12 mesi che verrebbe disposta dalla legge di bilancio 2021».

«Sollecitando il ripristino dei fondi necessari a dare continuità alla mobilità in deroga -è la conclusione- ricordiamo che la Regione Marche dispone di un ammontare consistente di fondi inutilizzati dedicati agli ammortizzatori sociali e certificati dall’Inos  (circa 26 milioni di euro) che, previa disposizione normativa che ne autorizzi tale impiego, potrebbero coprire il differenziale tra i residui 2019 destinati alla mobilità in deroga dell’area di crisi Piceno e il fabbisogno effettivo».


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