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Aborto: il Pd si scaglia
contro l’assessore Giorgia Latini

ASCOLI - Il segretario dell’Unione comunale Angelo Procaccini e la responsabile diritti e pari opportunità Ilaria Chiovini sull'ex membro della giunta Castelli: «Le consigliamo di rivedere le sue priorità, sarebbe opportuno e civile evitare proposte demagogiche»
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Ilaria Chiovini

Il Partito Democratico di Ascoli attacca l’assessore regionale Giorgia Latini, ex parlamentare ed ex assessore comunale del capoluogo piceno, unica donna nella giunta della Regione. Il motivo sono state le parole della Latini che si è dichiarata contraria all’aborto e vuole porre questa “battaglia” all’ordine del giorno della giunta di cui fa parte.

«Ricordiamo all’assessore Latini – dicono il segretario dell’Unione comunale Angelo Procaccini e la responsabile diritti e pari opportunità Ilaria Chiovini – che è stata anche responsabile della Cultura nell’Amministrazione comunale guidata dal sindaco Castelli, l’importanza della salute, della libertà e dell’autodeterminazione delle donne i cui diritti non sono un gioco, ma segnano i valori di una società civile e democratica».

Giorgia Latini

Cominciano così, e continuano: «La violenza sulle donne, di cui si parla tanto per i dati terribili con cui fare quotidianamente i conti, si estrinseca anche nel cercare sistematicamente di minarne diritti, libertà e possibilità di scelta. La Legge 194 è stata approvata innanzitutto per tutelare la salute delle donne contrastando l’aborto clandestino – e i suoi effetti spesso mortali – pratica figlia di un oscurantismo culturale che proprio l’assessore Latini, in quanto titolare di questa delega, dovrebbe combattere in prima persona».

E ancora: «La Legge 194, inoltre, sancì la riappropriazione del ruolo di madre come scelta consapevole e responsabile, piuttosto che come destino ineluttabile perché la maternità deve essere una scelta e come tale essere trattata. Per questo consigliamo alla Latini di rivedere le sue priorità, soprattutto in un momento così delicato
e complesso per l’intero pianeta quando, nell’interesse generale, sarebbe opportuno e civile evitare proposte
demagogiche. Importante – concludono – sarebbe anche la promozione di corsi all’educazione all’affettività, alla sessualità e alla prevenzione nelle scuole, magari rendendoli materia di insegnamento curriculare».

 


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