Sul fronte dei rischi di contagio da Coronavirus per utenti e operatori sanitari negli ospedali del Piceno, si muove anche l’Ordine degli infermieri.
Dopo la diffida del Nursind (sindacato delle professioni infermieristiche) tramite l’avvocato Paola Paolucci (leggi qui), l’Ordine delle professioni infermieristiche di Ascoli presenta un esposto alla Procura della Repubblica di Ascoli e alla direzione di Area Vasta 5.
«E’ un atto dovuto – si legge nella nota dell’Opi – avendo ricevuto formale e circostanziata segnalazione di potenziali rischi per gli utenti fruitori del Pronto Soccorso/Obi e per gli infermieri lì assegnati. Previo nulla osta del nostro consulente legale – specifica l’Ordine – e non avendo poteri indagatori. L’Ordine è un ente sussidiario dello stato, preposto alla tutela della salute e alla garanzia dell’erogazione delle cure in sicurezza».
«Più di un anno e mezzo fa, in tempi non sospetti e pre-Covid, l’Opi di Ascoli aveva già denunciato l’irregolarità della situazione che vedeva il personale infermieristico del “Madonna del Soccorso” di San Benedetto assegnato ai due servizi, 118 Potes e Pronto Soccorso, in contrasto con la normativa vigente e con il Codice Deontologico dell’Infermiere. Ora si somma un ulteriore servizio da garantire ovvero l’Osservazione Temporanea 2 costituito da 8 posti letto.
Nonostante la denuncia a suo tempo inoltrata e il successivo ulteriore deteriorarsi della situazione, già allora compensata con forte spirito di appartenenza e senso di abnegazione, da tutti i professionisti e nello specifico dagli infermieri durante la prima ondata di emergenza Covid, i provvedimenti adottati, lungi dall’essere stati risolutivi, hanno inasprito i termini della vexata questio.
Va da sè – continua la presidente dell’Opi di Ascoli Laure Morganti – che la situazione non poteva che peggiorare. Una volta raggiunto il punto di massima resistenza, un sistema è destinato ad implodere.
Si chiede conto di quanto inapplicato in termini di rispetto della legge Gelli-Bianco a livello gestionale, considerando che resta in capo al professionista infermiere la responsabilità del proprio operato qualora non segnalasse la situazione di rischio nel quale è costretto ad esercitare la propria disciplina.
Il tema delle problematiche organizzative, originante eccessivi carichi lavorativi e sovrapposizione di compiti, come supportato dalla letteratura scientifica, rappresenta sicuramente un vulnus al corretto e sereno svolgimento della nostra bellissima ed imprescindibile professione infermieristica.
Appare ovvio che rimanere indifferenti di fronte a questa situazione è altamente lesivo del Codice deontologico oltre che della normativa civile e penale».
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