di Monia Orazi
E’ diventato realtà ieri il presepe più in alto delle Marche e forse anche d’Italia, che è stato dedicato a tutti i bambini del mondo. E’ stato realizzato con la neve in cima al Monte Vettore, per raccontare la bellezza di un luogo incantato e sensibilizzare alla solidarietà ed alla generosità verso i bisognosi: è l’impresa originale che nel giorno del solstizio d’inverno, ha visto protagonisti due volontari dell’associazione benefica Mary’s Meals, che gestisce scuole e pasti per oltre 1 milione e 600 mila bambini poveri in diversi paesi del mondo.
La tenacia e la passione di Lorenzo Nabissi, 36enne di Urbisaglia e soprattutto del 63enne Luigi Farroni di Ripe San Ginesio, coordinatore regionale dell’associazione, non si sono arrese alla lunga camminata ed all’impegno durato un’intera giornata dalle prime luci del mattino sino alle dieci di sera, per ricreare a 2.476 metri di quota, la suggestione legata al presepe, incorniciato dalla vastità dell’orizzonte che si può ammirare al vertice del massiccio più alto dei Sibillini.
«In un ambiente di una bellezza unica che invita alla contemplazione, come volontari abbiamo voluto riproporre l’evento principale dell’intera cristianità promuovendo la conoscenza di Mary’s Meals, una onlus internazionale che opera in 19 paesi del mondo e che, ogni giorno dell’anno, offre un pasto nutriente ad oltre 1.600.000 bambini bisognosi, nelle proprie scuole -racconta Nabissi-. Nell’amore è racchiuso il messaggio del Natale». Ad unire i due volontari la passione per la montagna ed il grande rispetto per un luogo incontaminato come la cima del Vettore.
«L’idea – continua Nabissi – è nata insieme al coordinatore della Onlus, che si occupa di gestire scuole ed alimenti per i bambini in difficoltà, di 19 paesi nel mondo, con la volontà di sensibilizzare le persone all’aiuto di questa associazione Mary’s Meals, impostando il progetto sulla valorizzazione dei nostri territori. L’idea è stata quella di realizzare una natività a grandezza naturale. Siamo partiti presto, con uno zaino da 25 kg ciascuno sulle spalle. A spingerci è stata la passione per la montagna e la volontà di sensibilizzare le persone».
Non è stato semplice realizzare un presepe in un ambiente di alta quota, conferma il giovane volontario.
«Abbiamo creato un progetto a casa, con fogli in vetroresina da riempire di neve, trovare vestiti adatti all’epoca -racconta-. Una volta arrivati sul posto con il coltello abbiamo intagliato il bambino nella neve, riempito di neve i fogli in vetroresina e realizzato i volti. Abbiamo anche assistito alla congiunzione tra Giove e Saturno, tra le teste di San Giuseppe e della Vergine. Siamo scesi alle dieci di sera, per non contaminare l’ambiente naturale, abbiamo rimosso tutto, documentando con immagini la realizzazione. I materiali non avrebbero resistito alle condizioni ambientali proibitive della cima del monte. Vorremmo ripetere l’esperienza, invitando alla solidarietà, e a non dimenticare i più deboli, in questo periodo difficile».
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