«Quella che da oggi si abbatte sulle nostre imprese, specie quelle di più piccola dimensione, è la quinta crisi in poco più di 10 anni: è sinceramente troppo per sperare che il nostro tessuto economico possa continuare a reggere e resistere. Il Covid ci stava imponendo di non essere più semplicemente resilienti e di cambiare il modello marchigiano, ma quello che si apre oggi rischia di essere l’anno della chiusura definitiva».
Così Gino Sabatini, presidente della Camera di Commercio delle Marche, nel giorno in cui entrano in vigore alcune norme bancarie in materia di crediti deteriorati, «così inutilmente restrittive, che metteranno in crisi anche le imprese sane impedendo il sia pur minimo tentativo di recupero».
«In sostanza, per rischiare il default – spiega il presidente – si devono realizzare per 180 giorni consecutivi due accadimenti in contemporanea: lo sconfinamento per 100 o 500 euro, a seconda che si tratti di persone fisiche o giuridiche, e che la percentuale sia superiore al 5% rispetto all’ammontare complessivo delle linee di credito concesse. L’altro aspetto ancora più serio per le nostre imprese, contenuto nelle nuove norme europee, è che le banche avranno l’obbligo di fare accantonamenti, in 3 e 7 anni a seconda che ci siano o meno le garanzie, a copertura delle posizioni a sofferenza. Questo, in un sistema bancocentrico quale è quello delle Marche, significa che le banche non avranno alcun interesse a prestare denaro alle micro e piccole imprese – spiega Sabatini – si tratterebbe di cifre minime, che garantiscono bassa marginalità agli istituti di credito, ma che sommate e coperte da accantonamenti diventerebbero ingombranti e complicate da gestire».
«Ho l’impressione che all’interno della Bce non sia chiara la situazione in cui sta navigando l’economia europea e non solo quella italiana -continua Sabatini-. Sono certo che ogni imprenditore voglia avere a disposizione un sistema del credito sano e trasparente, ma le norme sempre più stringenti vanno avanti da 10 anni. Le imprese delle Marche, da almeno due anni, hanno migliorato le loro performance sul fronte della restituzione dei prestiti bancari: sono più solide e un po’ più patrimonializzate, e per questo vanno accompagnate nella crescita».
Secondo il presidente camerale, «strumenti di prossimità con finanza agevolata come i confidi possono in parte ammortizzare queste nuove regole, evidentemente scritte quando la pandemia non era nemmeno ipotizzabile, ma ancora una volta è necessario tornare a dialogare con le imprese e fare tutto ciò che possa renderle meno fragili, cominciando da misure che favoriscano la loro capitalizzazione».
L’appello del presidente della Camera di Commercio va in due direzioni. «Il governo nazionale deve velocemente tenere conto di questa situazione e dei rischi che presenta, prevedendo incentivi fiscali che diano forza e sostegno alle imprese, mentre i nostri parlamentari a Bruxelles mettano in campo, in maniera bipartisan, proposte di buon senso che allentino questi vincoli, che oggi sono inconcepibili e punitivi».
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