di Maria Nerina Galiè
Vittime o untori di questa pandemia? Si sta facendo di tutto per tenerli separati.
Sono i ragazzi. Che ieri, ultimo giorno di zona gialla per le Marche, hanno riproposto uno spettacolo ormai noto, riempiendo i tavoli dei bar fino alle 18 e affollando poi le vie del centro di Ascoli.
Piazza del Popolo, corso Mazzini, via del Trivio, piazza Ventidio Basso. Anche rua delle Stelle dove meno di 24 ore prima si era consumato un delitto.
Vicini, troppo. A fare capannello, uno accanto all’altro. Molti con la mascherina abbassata, per la sigaretta e l’immancabile bicchiere. Tanti pure quelli che invece la mascherina l’avevano ben posizionata.
Al tavolo fino a che si è potuto. Ma non è bastato. Non si può tornare a casa il sabato sera alle 18 a quell’età.
Soprattutto nella consapevolezza di doverci rimanere per le settimane successive, seduti davanti ad un pc.
Quindi la “festa” è continuata in strada anche quando i gestori dei bar, ormai sfiancati, hanno tristemente svuotato, sanificato e chiuso i tavoli. Anche questa è una scena fin troppo conosciuta e che non fa bene a nessuno.
Scuole chiuse, nessuna attività sportiva o ricreativa ufficialmente riconosciute. Anche l’ultimo dell’anno quasi tutti lo hanno trascorso in casa. E’ rivolto agli irriducibili dell’aperitivo il divieto di consumazione al tavolo dei pubblici esercizi, ma anche di asporto, che poteva compensare parte delle perdite, abbinato a quello della consumazione in strada, cioè fuori dalla porta del bar.
Ma è troppo forte l’esigenza di aggregarsi, vedersi senza uno schermo di mezzo, parlarsi guardandosi negli occhi.
Un sacrificio – rinunciare ancora a questi momenti – che sta esasperando anche gli adulti di domani, in piena evoluzione ritrovatisi protagonisti di un evento epocale senza gli adeguati strumenti per gestirlo. Non si parla di salute per loro. Perché l’eventuale contagio da Covid, fino ad ora, ha dimostrato di non arrecare danni alla categoria. Si parla di percezione del rischio. Rischio per coloro che invece potrebbero contagiare come nonni o immunodepressi.
C’è l’ipotesi di vaccinare gli insegnanti come categoria a rischio. Inutile, almeno per le conoscenze attuali, vaccinare gli studenti in quanto non c’è la garanzia che chi non si ammala non può nemmeno contagiare.
Quindi la scienza non è di aiuto ai giovani, a cui viene lasciata solo una delle due armi a disposizione per difendere se stessi e gli altri dal Covid: la prevenzione attraverso comportamenti responsabili.
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