di Gianluca Ginella
«Se gli ispettori dell’Asur avessero fatto il loro lavoro una bambina rivedrebbe tornare a casa il padre ogni sera. Invece no, perché è morto mentre lavorava. Abbiamo fatto un esposto alla Procura di Ascoli perché venga valutato il lavoro di chi doveva controllare. I controlli vanno fatti prima, non dopo che avvengono gli incidenti» così l’avvocato Sandro Giustozzi, che assiste la famiglia di Simone Santinelli, l’operaio di 44 anni di Corridonia (Macerata) morto precipitando da un tetto di uno stabilimento di Monsampolo del Tronto dove erano in corso lavori per la bonifica dell’amianto. Era il 17 dicembre 2020 quando l’uomo perse la vita dopo essere caduto per 12 metri.
La Procura di Ascoli sulla morte dell’operaio a dicembre ha aperto una indagine, due gli indagati: l’azienda ditta Ferbat srl, di Montegiorgio, e il direttore dei lavori e consulente per la sicurezza, Aurelio Gentili. Per questa indagine «la Procura ha nominato un suo consulente esterno, Vincenzo Zaffarano. Chiederemo al pm che l’esperto indaghi anche sulle condotte di chi doveva controllare» dice l’avvocato Giustozzi. Questo il nodo: «È il primo caso dove si chiede di controllare l’operato dei controllori, le vite si salvano se chi controlla fa il suo dovere – continua Giustozzi – secondo noi ci sono inadempienze di chi doveva controllare. L’Asur deve prevenire, abbiamo saputo che invece hanno dato grosse prescrizioni al cantiere ma solo dopo che un padre di famiglia è morto».
Il legale spiega: «Il piano di lavoro la ditta lo ha mandato a gennaio 2020. La ditta ha iniziato i lavori a metà dicembre. Quindi l’Asur ha avuto quasi un anno per valutare il piano (che altrimenti viene approvato col silenzio assenso).
Nel frattempo c’è stato anche il Covid e il piano non è stato integrato con i vari Dpcm, cosa che doveva necessariamente essere fatta. Quindi solo per questo doveva essere già stoppato quel piano. Ritengono che nessuno lo abbia visto». Giustozzi aggiunge che a questo punto: «Nell’esposto fatto ho chiesto che la procura valuti le omissioni dei controllori. Se avessero esaminato i piani avrebbero dovuto stoppare i lavori». Il legale, per avere un supporto tecnico, si è affidato all’ingegnere Paolo Dignani, esperto in sicurezza nei cantieri. «Non si sa se l’operaio sia precipitato per 12 metri perché si è sfondato il lucernario o se abbia messo un piede in un buco che si è aperto dopo che sono stati tolti dei pannelli – dice Dignani -, tra l’altro la ditta diceva che i pannelli di amianto dal tetto sarebbero stati rimossi con un cestello. Cosa però impossibile, non solo perché la gru non copriva tutto il tetto ma anche per via del peso delle parti da sollevare. Se si fossero messe delle reti o delle impalcature sotto il lucernario questo avrebbe garantito la sicurezza di chi ci lavorava».
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