di Luca Capponi
Sei scenari per Pescara del Tronto. Tra questi, c’è anche quello relativo alla ricostruzione totale in sito, precisamente nella parte alta della frazione, a ridosso della strada provinciale 129.
E’ quanto emerso durante l’incontro, molto partecipato, che ha visto al centro del dibattito modi e soluzioni per riprogettare il borgo simbolo del terremoto del 2016, spazzato via nella tremenda notte del 24 agosto.
Aperto a tutti, soprattutto residenti e associazioni del posto, il confronto online ha messo sul piatto le possibilità prospettate dal team condotto dall’architetto Stefanio Boeri, su cui gli stessi cittadini dovranno esprimersi entro il 16 aprile compilando un modulo (le indicazioni sono sul sito del Comune).
Relativamente alla prima soluzione prospettata, probabilmente quella che interessa di più gli stessi residenti, nel documento stilato dal gruppo di progettazione si spiega come la parte alta della frazione, dove sono presenti edifici ancora non demoliti, sia la più sicura: “Per l’attuazione dello scenario sono necessari interventi di messa in sicurezza idrogeologica del versante e del fosso (muri di sostegno, palificate, reti di contenimento). Lo sviluppo di tale scenario dovrà considerare la presenza di infrastrutture e viadotti ad alto impatto (strada per Norcia) e valorizzare gli interventi di bonifica e sistemazione definitiva previsti per il sito dell’ex cava del paese”.
Le altre soluzioni illustrate parlano tutte di delocalizzazione di Pescara, parziale o totale a seconda dei casi. Differenza per alcuni nodale, soprattutto per chi non vede di buon’occhio la frammentazione della comunità.
Il primo scenario parla di delocalizzazione parziale in “zona Pozza”, sempre lungo la provinciale 129 in direzione della frazione di Tufo, vicino all’area industriale che ospita le Sae. Una soluzione, come specificato nel documento, “non sufficiente ad ospitare l’intero abitato di Pescara” e che quindi prevede la delocalizzazione “delle sole unità edilizie di valle del sito originario”.
Stesso discorso per le altre due delocalizzazioni parziali prospettate: una nella zona P.I.P. lungo il fiume Tronto e quindi nei pressi della Salaria, nel sito che ospita le Sae, area dunque in gran parte urbanizzata. Secondo lo studio “il sito presenta aree in rischio idraulico e scarsa qualità urbana per la presenza di importanti infrastrutture e di insediamenti artigianali e produttivi”; l’altro tra le frazioni di Piedilama e Pretare, “a completamento del
tessuto urbano delle due frazioni”, in una zona sicura dal punto di vista idrogeologico.
Per quanto riguarda invece la delocalizzazione totale, le soluzioni possibili sono due. Una prevede il coinvolgimento delle aree libere a nord di Piedilama (con nuove opere di urbanizzazione da realizzare), mentre l’altra va a individuare un’area a nord di Pretare più o meno con le stesse caratteristiche della precedente opzione.
«Si è trattato di un incontro molto importante anche per le altre zone perimetrate che, nelle prossime settimane, seguiranno il percorso tracciato dalla frazione più colpita -spiega il sindaco Michele Franchi-. I sei scenari proposti, a loro volta nati dalle segnalazioni dei cittadini, sono stati condivisi all’unanimità dal Consiglio Comunale in un’ottica di percorso partecipativo che riteniamo fondamentale. Le stelle polari che hanno mosso e muoveranno l’azione dell’Amministrazione, infatti, sono due: l’ascolto di tutti e la sicurezza. Ora i cittadini dispongono di più di una settimana per esprimere, attraverso gli appositi moduli, la propria preferenza, dopodiché si inizieranno ad esaminare i moduli pervenuti sulla base dei quali il Consiglio Comunale prenderà la sua decisione».
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