di Alessandra Pierini
«All’aperto i casi di contagio da Covid sono uno su mille».
A dirlo uno studio irlandese che è stato reso noto nei giorni scorsi e ha aperto uno spiraglio in quanti sperano nel ritorno alla socialità prima possibile.
È invece cauto Stefano Menzo, direttore di Virologia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Ancona: «Esistono diversi studi, il problema è che sono aneddotici e osservazionali, non hanno rigore scientifico. È vero che all’aria aperta ci si contagia di meno ma quanto di meno non si sa. Sono ben diversi da quelli ad esempio per la sperimentazione dei vaccini che hanno invece una popolazione di controllo esattamente con le stesse caratteristiche della popolazione di studio e che danno risultati quantitativi certi».
Come si spiega il contagio ridotto?
«Le persone all’aperto possono stare ad una distanza maggiore e i flussi elevati di aria provocano una enorme diluizione delle particelle che procurano il contagio, riducendo così l’incidenza. È chiaro però che le misure anti contagio vanno comunque adottate».
Ad esempio la mascherina…
«Sì, un capannello di persone che discute animatamente con una birra in mano è alto rischio di contagio sia che si trovi all’aperto o all’interno di un bar. È vero che ai tavoli del bar ad una certa distanza il rischio è minore ma nell’attesa del tavolo ad esempio o stando insieme, si moltiplicano le occasioni di contagio. Lo stesso vale per le scuole. È vero che nelle classi la gestione è corretta ma non è controllabile ciò che accade fuori. I ragazzi più grandi ad esempio si incontrano e stanno tra di loro senza controllo senza contare il problema dei mezzi pubblici sovraffollati. L’assenza di mascherine aumenta infinitamente la probabilità di contagio».
Cosa pensa delle riaperture previste per il 26 aprile?
«Stimolare la convivialità vuol dire avvicinare delle persone ed è fonte di probabile aumento del numero dei contagi. Vedo una apertura indiscriminata un po’ rischiosa. Temo che si assisterà ad una altra “ondina” di contagi, seguita da inevitabili chiusure, che si poteva evitare. Bisogna trovare il giusto compromesso tra rischi e benefici».
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