di Maria Nerina Galiè
«Pertanto – afferma senza esitazione il dottor Claudio Angelini, direttore del Servizio Igiene e Sanità pubblica dell’Area Vasta 5 – tutti i casi emersi negli ultimi giorni (legati al focolaio della festa a San Benedetto, ma anche il cluster dei turisti a Montefiore, ndr) sono correlati alla variante».
E adesso dunque cosa accade?
«Qualcosa cambia – a rispondere è sempre Angelini – a livello formale. I contagiati, prima di poter tornare in società, devono fare avere un tampone negativo non solo a 10 giorni, ma anche a 21. Prima invece, dopo 3 settimane si poteva uscire anche senza il tampone di controllo. Per quanto riguarda il tracciamento dei contatti stretti, stiamo risalendo a quelli avvenuti oltre le 48 ore precedenti alla conferma della positività».
Nella gestione dell’epidemia da variante, invece, c’è da temere? I casi di contagio stanno iniziando a riguardare anche familiari dei ragazzi, persone adulte e già vaccinate (il dato, emerso da esami svolti privatamente, non è ancora stato confermato dal dottor Angelini).
«Il ciclo completo del vaccino non protegge completamente dal contagio, ma dagli effetti più gravi dell’infezione. Da questo punto di vista si può stare tranquilli».
A maggior ragione però, ribadisce il direttore del Sisp, due le cose che risultano fondamentali in questa fase.
La prima. «Stiamo tracciano tantissimi contatti stretti, per isolarli prima possibile visto l’alto indice di contagiosità del virus mutato. Ma è difficile. Non abbiamo troppa collaborazione da parte dei ragazzi e nemmeno delle famiglie. A stento ci danno i nomi, raramente i numeri di telefono dei contatti, trincerandosi dietro la privacy. Tutto questo non ci aiuta. I positivi inoltre sono tutti asintomatici o paucisintomatici».
La seconda. «I positivi confermati, vanno in isolamento. I contatti stretti in quarantena.
Ma tra un po’, sia per la difficoltà del tracciamento che per l’aumento vertiginoso del numero dei casi, vincerà il principio della “sopraffazione”. Cioè non sarà più possibile fare i tamponi a tutti.
Ecco allora che il rispetto della quarantena diventa fondamentale per non continuare a diffondere il contagio.
Mi rendo conto che per i giovani, soprattutto ma non solo, è difficilissimo accettare di dover stare chiusi in casa. E’ estate e per tanti mesi non sono usciti né hanno partecipato a momenti aggregativi.
Ma la quarantena va fatta con scrupolo e le istituzioni devono vigilare affinché questo avvenga».
CONTROLLI NEI LOCALI – Nel frattempo sono stati controllati, dal punto di vista del rispetto delle norme anti Covid, tre locali della costa picena. Si tratta dello chalet, dal quale ha preso vita il focolaio dopo una festa del 24 giugno, e di altri due dove i ragazzi hanno riferito di essere pure stati, senza sapere di essere positivi.
Lo Spsal (Servizio di Prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro) dell’Area Vasta 5 ha trovato chiuso per sanificazione uno di questi locali. Negli altri due non è stata riscontrata nessuna irregolarità, sia negli ambienti che nei comportamenti di gestori e personale «che anzi – sottolinea Angelini – sono stati molto collaborativi».
IL CLUSTER DI MONTEFIORE – Sono passati da 5 a 8 i casi positivi al Coronavirus, mutato (per 2 la conferma, quindi per le autorità sanitarie vale lo stesso per gli altri). Si tratta di due nuclei familiari al completo, del nord Europa e ospiti di un agriturismo, «dove rimarranno in isolamento di certo per 10 giorno. Poi saranno sottoposti al tampone di controllo. Se ancora positivi, dovremo aspettare i 21 giorni. A quel punto forse li trasferiremo in una struttura idonea».
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