di Lino Manni
Si ricomincia. Il covid, il green pass, il divieto di esultare e di fare i cori, di portare bandiere e striscioni allo stadio, di mantenere il distanziamento: ecco che “la partita al divano” è un lusso e posso seguirla in tv a… un metro e mezzo di distanza.
Quella di Udine è la prima gara ufficiale del nuovo Ascoli di Sottil. Molti volti nuovi e gente mai vista, tanto che all’inizio ho avuto difficoltà a capire quale delle due squadre era l’Ascoli.
Scherzi a parte, serata in giallo per la squadra di mister Sottil, che ha perso sì ma contro una squadra di Serie A, l’Udinese, multinazionale del pallone che di giocatori italiani ha solo… Okaka. Roba da matti.
Nonostante la sconfitta, spianata dall’incertezza, per non dire “papera”, del portiere Leali, ho visto qualcosa di buono.
In difesa Botteghin è un armadio che randella a destra e sinistra: davvero difficile da superare. Da rivedere gli esterni bassi che spingono poco, nonostante D’Orazio sia andato in rete per il gol della bandiera. Il centrocampo è ancora in costruzione, mancavano pedine importanti.
In avanti, senza Dionisi saranno guai. Ma questo lo sapevamo dallo scorso campionato Bidaoui, evanescente, è ancora in ritardo di preparazione. Fabbrini, invece, mi ha impressionato: non pensavo avesse tanta birra in corpo.
Per me è stato lui il migliore in campo, già pronto a prendere il posto di Sabiri, sia in fantasia che in dinamicità. Ma c’è ancora una settimana di lavoro e tutto è ancora da vedere.
Alla fine salutare la Coppa Italia può significare anche liberare la mente e concentrarsi sul vero obiettivo: il campionato che bussa alle porte. Mettiamola così.
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