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Pomeriggio da harakiri
di una squadra a cui nessuno
ha detto chi era Cannavaro
(Le foto della partita)

SERIE B - La sconfitta col Brescia è figlia di errori singoli, ma questo non può essere un alibi, perché il ko è figlio di un atteggiamento sbagliato dopo il doppio vantaggio e, soprattutto, della paura di perdere. Il caso Sabiri: la definizione “separato in casa” ormai non regge più
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I due marcatori di giornata dell’Ascoli

 

di Andrea Ferretti

 

Fabio Cannavaro è un difensore italiano che nel 2006 ha vinto il “Pallone d’Oro”, una rarità per chi gioca in quel ruolo (prima di lui solo il tedesco Beckenbauer, dopo nessuno). Un difensore che nessun attaccante avrebbe mai voluto affrontare. Un difensore che, quando serviva, spazzava via la palla spedendola, se necessario, anche in fallo laterale o procurando un corner agli avversari. Sapeva rispettare una regola fondamentale del calcio, che non sta scritta in nessun regolamento: “Quando un difensore è in difficoltà, se butta via la palla non sarà bello da vedersi ma non si corrono rischi e inoltre si concedono secondi preziosi ai compagni per recuperare le posizioni”.

Fabio Cannavaro

E invece i Cannavaro dell’Ascoli amano uscire palla al piede dalla propria area, a volta perfino quella del portiere. Con tutti i rischi del caso. Se di fronte hai attaccanti che sanno fare il pressing (vedi Bajic del Brescia) o piccoli e rapidi (vedi Sau e Insigne del Benevento) allora è facile che ci scappi una bella frittata.

Ascoli-Brescia. Inizio di marca ospite (due calci d’angolo rimediati in meno di un minuto forse è un record), poi mezzora alla… Barcellona dei tempi d’oro, con il Brescia all’angolo come un pugile suonato. E due gol da cineteca: il primo per la preparazione e l’esecuzione (Dionisi), il secondo per la preparazione (Bidaoui un gatto in mezzo ai birilli lombardi) e per la conclusione (Felicioli).

Poi, come capita a tante squadre che si ritrovano in simili condizioni (doppio vantaggio), il classico calo di tensione. Siccome di fronte c’era il Brescia e non una squadra dilettanti, è andata come era prevedibile, con l’Ascoli che ci ha messo molto del suo per non andare 2-0 al riposo. Anche i cartelloni pubblicitari a bordo campo hanno capito che il Brescia avrebbe segnato. Mancava solo da decidere quando e chi l’avrebbe fatto. La gara l’ha riaperta un difensore, lo stesso che stava riprendendosi dalla sbornia rimediata sul suo versante contro Dionisi e Bidaoui.

Il 2-0 di Felicioli

Durante l’intervallo qualcuno dei 3.900 spettatori presenti lo sussurrava al vicino. Tutti gli altri lo pensavano ma per scaramanzia non lo dicevano: o si torna in campo col coltello fra i denti o anche oggi finisce male come col Benevento. E’ andata proprio così. Il Brescia ha inserito dalla panchina gente come Palacio e Bisoli, e questo fa capire la differenza della rosa a disposizione di Inzaghi rispetto a quella di Sottil. Poi, per rifinire la frittata, prima il maxi pasticcio sul gol del pareggio e poi il fallo da rigore che Buchel avrebbe potuto evitare. Ma la sua rovesciata è figlia del terrore di perdere, quello che si leggeva negli occhi dei bianconeri anche dagli spalti dove gli occhi dei giocatori non si vedono. Il pomeriggio da harakiri l’ha chiuso il colpo di testa, clamorosamente sbagliato, di Eramo che avrebbe sancito un giusto 3-3.

Sabiri abbraccia Bajic dopo un gol dello scorso campionato

L’Ascoli era la squadra che doveva affrontare quattro “esami”, ma non è così perchè ce ne sono sei. Al primo, col Brescia, è stato bocciato. I prossimi, in sequenza, sono con Crotone, Lecce, Frosinone, Spal e Pisa. Bastano?

In mezzo c’è anche una sosta. Magari nel frattempo torna nel gruppo Sabiri, al quale l’Ascoli sta comunque pagando lo stipendio. La definizione di “separato in casa” comincia ad assumere i contorni di farsa. L’Ascoli deve continuare a pagargli lo stipendio e intanto il suo valore sul mercato sta andando a picco. Un harakiri, anzi un doppio harakiri.

 

 


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