di Maria Nerina Galiè
Sono ora 15 in tutto gli operatori sanitari dipendenti di Area Vasta 5 sospesi dal lavoro perché non vaccinati.
Per gli ultimi 4 il provvedimento, che porta la firma del direttore Cesare Milani, è stato ufficializzato ieri, 1 ottobre, con apposita determina (i primi 2 atti risalgono al 17 agosto ed al 24 settembre).
Ancora una volta i loro nomi, insieme a quelli di altri due colleghi, erano finiti sul tavolo della Commissione interna, istituita il 6 agosto, al fine valutare di volta in volta la posizione dei potenziali inadempienti rispetto all’obbligo vaccinale e capire se c’è la possibilità di ricollocazione.
Delle 6 persone segnalate dall’Asur Marche (il 24 settembre ed al vaglio della Commissione nella riunione del 27 settembre), due nel frattempo si erano vaccinate, il 20 e 22 settembre.
La sospensione dal posto di lavoro e senza retribuzione vale fino al 31 dicembre, per il momento. Cioè fino al termine attualmente in vigore per il completamento del piano vaccinale nazionale e dello stato di emergenza.
La misura però viene revocata se il dipendente assolve all’obbligo vaccinale entro il termine della sospensione.
L’obbligo di sottoporsi al vaccino è diverso dall’obbligo di esibire il green pass prima di accedere al posto di lavoro. Per adesso riguarda solo gli insegnanti ma dal 15 ottobre sarà esteso a tutti i lavoratori.
A spiegare la differenza, il dottor Claudio Angelini, direttore del Servizio Igiene e Sanità pubblica dell’Area Vasta 5: «Bisogna distinguere tra l’obbligo di essere vaccinati ed il green pass. L’obbligo attiene al personale sanitario, gli amministrativi sono esclusi. Per non incorrere nella sospensione dal lavoro, prevista dal decreto 44, l’omissione o il differimento per motivi di salute non devono essere documentati, ma supportati da un’autocertificazione.
La stessa deve contenere un certificato del medico curante, che ovviamente si assume la responsabilità di quanto sottoscrive. Noi non dobbiamo sapere quale sia la patologia che sconsiglia il vaccino. Ci basta che il medico dica che l’utente rientra nei casi previsti per l’omissione o il differimento».
Discorso diverso invece il green pass, che probabilmente sarà reso valido fino ad un anno dalla copertura completa (ora è di nove mesi), «salvo il fatto che evidenze scientifiche non dicano il contrario», è sempre Angelini che parla. «Il green pass prevede l’esonero dalla vaccinazione. Cioè il riconoscimento di patologie o condizioni che mettono in regola il cittadino non vaccinato. Oltre a determinate patologie che prevedono l’esonero, ci sono anche, ad esempio, i casi di trombosi dopo la prima dose o reazione allergica grave ad un componente del vaccino.
In questo caso il certificato può essere fatto dal medico curante o da un medico vaccinatore. Ci sono state persone che si sono recate nei pvp per farsi esentare. E’ ovvio che prima di procedere, il professionista deve fare tutte le valutazioni del caso».
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