Il 46% dei marchigiani è sovrappeso e addirittura un 10% ha raggiunto livelli di obesità. Sono i numeri del girovita regionale sui quali, tuttavia, non hanno influito le restrizioni del covid visto che si tratta della stessa percentuale del periodo pre pandemia, stando all’analisi di Coldiretti Marche sui dati Istat in occasione dell’Obesity Day 2021 promosso da oltre dieci anni dall’Adi il 10 ottobre di ogni anno.
Occorre comunque riflettere sui dati in questione visto che sono superiori alla media del Nord e del Centro, rispettivamente a 43% e 42%.
«Che accade ai marchigiani? Sono aumentati coloro che – spiegano da Coldiretti – affermano di non consumare verdura o frutta durante la settimana: uno su cinque, certifica l’Istat. E non va meglio per i più piccoli con l’Istituto Superiore di Sanità che ha calcolato più del 30% dei bambini marchigiani tra gli 8 e i 9 anni con problemi di peso (9% obesi), il 25% che non svolge alcuna attività fisica e addirittura un 8% che salta la colazione mattutina».
«La chiusura a più riprese delle scuole in un anno e oltre di Covid – sottolinea Coldiretti – ha impattato pesantemente sulla salute dei minori ancor più che sugli adulti, che tra le esigenze lavorative e la possibilità di fare attività fisica almeno individuale, sono riusciti ad assorbire meglio i problemi causati dalla permanenza forzata tra le mura domestiche».
Proprio per aiutare i piccoli italiani a mangiare meglio e a prevenire patologie nell’età dello sviluppo ma anche in quella successiva è scesa in campo Coldiretti Donne Impresa con il suo progetto di educazione alimentare nelle scuole con lezioni in programma nelle fattorie didattiche e nei laboratori del gusto organizzati nelle aziende agricole e in classe. Un progetto educativo al quale finora hanno aderito numerosi istituti scolastici in tutta la regione per circa 4.000 studenti coinvolti.
«L’obiettivo – conclude la Coldiretti – è quello di formare dei consumatori consapevoli sui principi della sana alimentazione e della stagionalità dei prodotti per valorizzare i fondamenti della dieta mediterranea, ricostruire il legame che unisce i prodotti dell’agricoltura con i cibi consumati ogni giorno e fermare il consumo del cibo spazzatura. L’educazione alimentare delle nuove generazione diventa cruciale. Per questo è strategico qualificare anche l’offerta delle mense scolastiche con cibi locali a km zero che valorizzano le realtà produttive nazionali e garantiscono genuinità e freschezza».
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