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Donazione di organi
«Scelta generosa e preziosa,
ma ancora tanti i dubbi e le reticenze»

ASCOLI - Parlano il primario e la capo sala di Anestesia e Rianimazione del "Mazzoni" di Ascoli, Ida Di Giacinto e Maria Rita Amatucci. Come funziona il consenso sulla carta d'identità. Come si dichiara la morte celebrale. La possibilità, per tutti dopo la morte, di acconsentire al prelievo di cornee, tessuti e ossa
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La dottoressa Ida Di Giacinto

di Maria Nerina Galiè

La morte e la vita si prendono per mano per scambiarsi di posto, in una sorta di percorso che può apparire innaturale, ma in realtà è tracciato dalla generosità di persone che, in vita, hanno scelto di voler donare gli organi, oppure dai loro familiari.
E’ c’è la dottoressa Ida Di Giacinto, primario del reparto Anestesia e Rianimazione del “Mazzoni” di Ascoli che, nonostante la consuetudine con cui deve gestire casi gravissimi, riesce a commuoversi ricordando un caso recente, la signora Patrizia, deceduta per emorragia celebrale. Il marito e i figli, seppure sconvolti dalla violenza e repentinità della perdita, non hanno esitato a dire il “Sì” che ha ridato la speranza nel futuro  a diverse persone.

La signora Patrizia ha donato gli organi, compreso il pancreas, «che è rarissimo poiché si “autodistrugge” facilmente, mentre è un organo preziosissimo, metabolicamente salvavita, per diverse patologie», spiega la dottoressa Di Giacinto, ancora toccata dal consenso dei familiari della donna, di fronte ad una possibilità di cui non avevano mai parlato in casa.

Parlarne prima, invece, può aiutare a sciogliere il dubbio nel momento della tragedia.

«Ma si può fare ancora di più», affermano le dottoresse Di Giacinto e la caposala del suo reparto, Maria Rita Antonucci, che spiegano anche alcuni punti essenziali della procedura, precisando che, nelle Marche, i trapianti sono gestiti dal Centro regionale di Ancona e la coordinatrice, per l’Area Vasta 5, è la dottoressa Maria Teresa Claser.

«Non tutti i cittadini – è la capo sala che parla – sanno che, al rinnovo della carta d’identità, hanno la possibilità di dichiarare la volontà di donare gli organi, in caso di morte celebrale. Non lo sanno, anche perché non tutti gli uffici Anagrafe dei Comuni pongono la specifica domanda al cittadino, come invece dovrebbero fare».

Eppure ci sono ancora reticenza e paura. 
«Mi è capitato di sentir dire: se scoprono che sono un donatore non mi curano a dovere», racconta la Amatucci. «Ma questo non può assolutamente avvenire – rimarca insieme con la dottoressa Di Giacinto –perché la dichiarazione di volontà a donare viene inserita nel Sit (Sistema Informativo Trapianti) nazionale e resta criptato fino all’avvenuta morte celebrale del cittadino. Solo a quel punto l’unica persona incaricata a livello regionale può accedere a sistema e leggere l’eventuale volontà del deceduto». 

Oltre che al Sit, tale volontà si può affidare all’Associazione Italiana Donatori organi (Aido).

Paolo Cappelli, presidente Aido di Ascoli

«Ad Ascoli c’è un gruppo molto attivo. Con il presidente Paolo Cappelli, fino a prima della pandemia, abbiamo organizzato diverse giornate di sensibilizzazione nelle scuole superiori», sottolinea la capo sala.

Il prelievo multiorgano, a cuore battente, può avvenite solo dopo la morte celebrale, fatto che può comprensibilmente spaventare i familiari, perché non è facile accettare una simile sentenza: e se si svegliasse? E’ il forte dubbio, o forse il disperato auspicio.
«La morte – precisa la direttrice della Rianimazione – avviene per arresto cardiaco o, appunto, per morte celebrale.
Una volta diagnostica quest’ultima, parte una procedura molto complessa. L’osservazione di morte celebrale, appunto. E della durata di 6 ore, durante le quali si mantengono attive tutte le funzioni vitali del paziente con i macchinari.

Nell’osservazione di morte celebrale vengono effettuati specifici test previsti dalla legge, da un’apposita commissione composta da un medico legale, un medico rianimatore ed un neurologo. Tutti esterni al caso in questione.

Al termine della procedura, la commissione dichiara la morte celebrale e, solo a questo punto, si può procedere al  prelievo di organi. Solo a questo punto, diversamente, si staccano i macchinari.

L’ora del decesso che compare sul certificato di morte è quella in cui inizia l’osservazione da parte della commissione, non al termine».

E’ possibile confondere la morte celebrale con il coma?
«Assolutamente no, sono due cose completamente diverse. Nel coma anche più grave, quello vegetativo, il flusso si sangue, seppur minimo, arriva ancora al cervello.
Nella morte celebrale, il cervello non è più irrorato dal sangue».

Il dottor Luca Cesari

Oltre al trapianto multiorgano, che può avvenire solo a seguito di morte celebrale, è sempre possibile donare – dopo la morte per arresto cardiaco – le cornee, i tessuti e le ossa, cioè le parti che possono essere utilizzate anche se restano senza irrorazione di sangue.

«Ma molti non lo sanno. Dal 2018 al 2020 al “Mazzoni” di Ascoli sono state prelevate 22 cornee, dal dottor Luca Cesari, primario di Oculistica».

Poche, ma c’è stata anche la pandemia a frenare.
«E’ vero, ma nel frattempo era uscita un circolare ministeriale nella quale si esplicitava che era possibile un trapianto di organi da paziente positivo al Covid su un paziente pure positivo o che aveva contratto il virus».

 


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