di Andrea Ferretti
Sei persone in carcere, due ai domiciliari e tre che devono presentarsi per l’obbligo è il bilancio, per ora finale, dell’operazione “Mirror Speaker” che ha interrotto una vasto giro di droga (cocaina, eroina, hashish) che partiva da San Benedetto. Nome dell’operazione, come vedremo, scelto per spiegare il metodo di comunicazione delle persone coinvolte che nei loro discorsi al telefono invertivano le sillabe.
Un gioco enigmistico che ad alcuni di loro non ha risparmiato l’apertura delle porte del carcere. All’alba di oggi, infatti, è scattato il blitz dei poliziotti del Commissariato di San Benedetto e della Squadra Mobile di Ascoli che si sono presentati nelle loro abitazioni.
Dei sei finiti dietro le sbarre, uno ha preceduto i compari di ventiquattr’ore. A casa infatti oggi non c’era perchè, coinvolto in un’altra indagine, è stato arrestato ieri dalla Guardia di Finanza di Ancona. Cinque sono stati rinchiusi nel carcere ascolano di Marino del Tronto, uno in quello di Macerata.
Sono comunque tutti e undici residenti a San Benedetto e zone limitrofe – un solo italiano, gli altri sono un marocchino e nove albanesi. La loro età va dai 24 ai 45 anni. Sono tutti uomini tranne la terribile nonnina, una donna di 70 anni che è stata arrestata perchè aiutava il nipote a confezionare le dosi. A quell’età, insomma, ognuno si arrangia come può.
I capi di imputazione emessi dalla Procura della Repubblica di Ascoli sono ben ventisei: un record. Le persone indagate, a vario titolo, sono in tutto 23: numero fortunato, sperano gli investigatori.
“Mirror Speaker” va in prima pagina oggi, mercoledì 10 novembre, ma è una faccenda in cui va assolutamente riavvolto il nastro. Tutto cominciò 14 mesi fa. Settembre 2020, una Volante del Commissariato di San Benedetto nella periferia della città controllò un’auto sospetta con a bordo tre persone che ora fanno parte della lista dei 23.
Il terzetto aveva precedenti penali. I poliziotti iniziarono allora un’attività investigativa che è durata oltre un anno e che ha fatto appurare loro, e ovviamente sequestrare, un mucchio di droga e molto denaro contante, provento dello spaccio
La banda si approvvigionava delle sostanze stupefacenti in grandi quantità. Ora sarà tanto importante quanto complicato capire da dove arrivavano quelle partite di cocaina, eroina e hashish. Droga che loro immettevano sul mercato, non solo di San Benedetto e dintorni perchè le “vendite” avvenivano anche nelle province di Pescara, Chieti, Napoli e Roma.
Si viaggiava anche a due chili alla volta e chi riceveva il “pacco” pagava anche in tre comode rate da 40, 10 e 20.000 euro. Il denaro non era poco, e infatti la Polizia ha effettuato due sequestri di 90.000 e 200.000 euro. I primi erano contenuti in un borsone che la persona addetta a consegne e riscossioni aveva in auto. Per sua sfortuna, la vettura andò in avaria sulla A14 nei pressi Ortona, lui chiamò i soccorsi e vedendo arrivare la Polstrada fuggì nascondendo il borsone nei paraggi, subito recuperato dagli agenti. I 200.000 euro, invece, vennero sequestrati a un altro “viaggiatore”, fermato e ammanettato al casello di Basciano (Teramo) sulla A24.
In questi quattordici mesi la Polizia non ha atteso il blitz odierno, perchè dopo il controllo di quell’auto arrivarono anche sei arresti in cinque distinte operazioni: ottobre 2020 sequestro di 5 kg di marijuana a San Benedetto, novembre 2020 200 grammi sempre di marijuana e sempre a San Benedetto più 1,6 kg di cocaina a Roma e 5,5 kg di marijuana a Cupra Marittima, gennaio 2021 2,2 kg di cocaina nel Fermano. Alcuni di quegli arrestati nel frattempo sono tornati in libertà, e stamattina acciuffati di nuovo.
Sono stati lunghi mesi di appostamenti e intercettazioni. Da queste ultime è emerso come i componenti della banda comunicassero tra loro oltre che attraverso i social, anche parlando al telefono e invertendo le sillabe della parole pronunciate. Per spostarsi non usavano auto di proprietà ma prese a noleggio. Nel computo finale c’è anche un vettura sequestrata.
Ad illustrare “Mirror Speaker” ci pensano il capo della Mobile ascolana Vincenzo Alfano e il dirigente del Commissariato di San Benedetto Andrea Crucianelli. Rappresentanti di un piccolo esercito di poliziotti – una settantina- che hanno operato in tutto questo tempo per porre fine all’attività della banda.
Con loro hanno collaborato anche i colleghi delle Squadre Mobili delle Questure di Macerata e Teramo, dei Reparti prevenzione crimine di Lazio e Toscana, dell’Unità cinofila di Nettuno, del Reparto volo di Pescara
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