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Servizio di emergenza depotenziato,
il sindacato dei medici
minaccia azioni legali

ASCOLI - Dopo la chiusura di Medicina d'Urgenza a San Benedetto tocca alla Murg del "Mazzoni". Andrea Piccinini e Luciano Moretti del Cimo: «Gestione caotica dei pazienti covid e scelte aziendali incomprensibili. Ma l'assessore regionale alla Sanità ne è stato messo a conoscenza? Tuteleremo in ogni modo i cittadini e i sanitari»
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Il Cimo, il sindacato dei medici più rappresentativo delle Marche, si dice sconcertato alla notizia che verrà chiusa la Medicina d’Urgenza (Murg) di Ascoli. Dopo il grido di allarme del sindaco Nursind, ora è la volta di quello dei medici.

L’ingresso del Pronto Soccorso di Ascoli

«In piena difformità rispetto al Piano pandemico regionale che prevede la  attivazione di posti letti di degenza covid  in Pneumologia ad Ascoli e in Medicina a San Benedetto, unitamente a  posti  letto di Terapia intensiva e semintensiva a San Benedetto, l’Asur Marche, che ha già chiuso a ottobre la  Medicina d’urgenza di San Benedetto, si appresta ora a riconvertire i 13 posti letto della Medicina d’Urgenza di Ascoli, posta al terzo piano dell’ospedale, in posti letto per i pazienti covid sottraendo ulteriori  posti letto per la emergenza/urgenza».

Lo dicono, in una nota, i dottori Andrea Piccinini e Luciano Moretti, rispettivamente vice presidente nazionale e segretario regionale del sindacato. Che poi aggiungono:

«La soluzione prevede che la Guardia medica notturna nella Murg di Ascoli, per i pazienti covid, venga garantita  da uno dei due medici presenti al primo piano dell’ambulatorio del Pronto Soccorso che devono così salire al terzo piano, ma ciò è in contrasto con le norme del contratto. Si tratta di una riorganizzazione non prevista dal Piano pandemico regionale che non garantisce né i cittadini né gli operatori sanitari. Sorgeranno poi problemi anche per i pazienti no covid, che non troveranno posto nei reparti ma dovranno rimanere ricoverati in osservazione nel Pronto Soccorso per giorni. E questo metterà a rischio la garanzia dei livelli essenziali di assistenza e produrrà un inevitabile allungamento dei tempi di ricovero e un disagio maggiore per l’utenza.

Luciano Moretti

Il servizio di Emergenza-Urgenza dell’Area Vasta 5 da anni – proseguono Piccinini e Moretti – è in gravissima sofferenza, mancano almeno 15 medici ad Ascoli e San Benedetto, molti sono già fuggiti, e i pochi rimasti stanno meditando di seguire l’esempio per le ormai inaccettabili condizioni di lavoro. Tuttavia l’Asur ha deciso di caricare sui medici del Pronto Soccorso di Ascoli la gestione dei pazienti covid, forse con l’intento di aiutare i pochi medici ancora indecisi a maturare una scelta sul proprio futuro.

Riteniamo la decisione dell’Asur inaccettabile, irrazionale, foriera di un aumento del rischio clinico, di ulteriore disagio per l’utenza e di un aggravio insostenibile del carico di lavoro per i medici del Pronto Soccorso utilizzati come “tappabuchi”. Per questo stigmatizziamo il comportamento dei vertici aziendali di Asur e Area Vasta 5 che ancora una volta non rispettano le relazioni sindacali, a nessun livello.

L’esterno del Pronto Soccorso di San Benedetto

Ci domandiamo se l’assessore regionale alla Sanità (Saltamartini, ndr) sia stato messo a conoscenza delle conseguenze di questa scelta tecnica. Se condivisa denoterebbe la mancata conoscenza da parte dello stesso assessorato delle norme sulla continuità assistenziale ai pazienti. Ancora più grave se l’Asur avesse agito in autonomia senza informare preventivamente i vertici politici sulle conseguenze tecniche di una riorganizzazione non prevista dal Piano pandemico regionale in vigore.

Chiediamo un intervento deciso all’assessore Saltamartini e ai vertici politici regionali – concludono Andrea Piccinini e Luciano Moretti – per interrompere questa gestione organizzativa e siamo pronti a intraprendere ogni azione sindacale e legale idonea a tutelare i cittadini e i sanitari di Area Vasta 5».

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