Ascoli Piceno e San Benedetto del Tronto. Oltre alla rivalità sportiva, talvolta becera, c’è di più. Ci sono realtà figlie di passati gloriosi, che ai due centri hanno conferito prestigio. Ci sono state persone, popoli, storie e culture diverse, di pari dignità, separate solo da una manciata di chilometri, da conoscere, raccontare e tramandare. Accomunate, tutte, da un “eroismo” straordinario, che nessun astio, fazioso e municipalistico, può e deve cancellare. Di cui andare, tutti insieme, indistintamente, orgogliosi. L’amore cieco e sordo per il proprio campanile, il fanatismo che, in ogni campo, tutto avvelena, rischiano di farci ignorare, sia sotto il Torrione che in Piazza del Popolo, il meglio che, su entrambe le sponde, nei più diversi campi, con valore, sacrificio e abnegazione, durante lo scorrere degli ultimi secoli le nostre genti sono riuscite a costruire. A puntate, su Cronache Picene, racconteremo senza presunzione la Storia dei due centri. Sportiva e non. Scritta dai grandi personaggi del passato, soprattutto quelli meno celebri, da tramandare ai più giovani, e ai posteri, spesso ignari. Attraverso le glorie e le infamie, i fasti e le tragedie. Le pagine più esaltanti e i giorni più neri. Senza partigianerie e autoincensamenti di sorta. Senza sconti, che la Storia non può concedere a nessuno. Ascoli Piceno e San Benedetto del Tronto. Non più cugine invidiose e malevoli. Ma sorelle unite. E regine, entrambe, del Piceno e delle Marche. Non solo sui campi di calcio.
PUNTATA n. 6
E’ giunto il momento di iniziare a raccontare anche le vicende sportive delle rispettive squadre calcistiche dei due centri piceni, fin dalle loro lontane origini. Nel 1898 dodici giovani ascolani fondano la prima società sportiva della città, e fra le primissime in Italia, intitolandola all’illustre concittadino di adozione Candido Augusto Vecchi. Fermano di nascita, alla faccia della plurisecolare rivalità, era stato uno patrioti del Risorgimento ed ufficiale nelle Guerre di Indipendenza, amico personale del generale Giuseppe Garibaldi fino agli anni di Caprera, già prodittatore di Napoli dopo l’impresa dei Mille, senatore nel 1849 della Repubblica Romana e nel neonato regno d’Italia. Di
suo figlio, Vittorio Augusto, che incrocerà invece la vita di San Benedetto, avremo modo di parlare più avanti.
La “Candido Augusto Vecchi” muterà, solo qualche anno dopo, il suo nome in Ascoli Vigor per motivi, essenzialmente, di natura politica, e comprenderà, oltre al calcio, altre discipline come podismo, lotta, ginnastica ciclismo e scherma, molto seguite dalle famiglie più facoltose della città. Gli atleti ascolani viaggiano spesso, nelle loro trasferte, sulla moderna corriera 621 Fiat messa a disposizione dalle Autolinee Fratelli Petrucci, pionieri dell’autotrasporto locale. Le partite si giocano fuori dalle mura, al foro boario, prima della costruzione del nuovo stadio comunale dei Giardini, inaugurato nel gennaio del 1927, e successivamente intitolato a Ferruccio Corradino Squarcia, ex calciatore ascolano, giornalista ed ufficiale volontario nella guerra civile spagnola, dove cadde meritandosi la medaglia d’oro al valor militare. Un impianto d’avanguardia, con il tetto della tribuna coperta, da seicento posti a sedere, fra i primi in Italia, interamente sospeso. Gli iniziali colori sociali giallo e rosso, gli stessi del comune, muteranno presto a causa, si racconta, dell’errore nella spedizione di una muta di nuove maglie, arrivate ad Ascoli con le strisce verticali bianche e nere.
La U.S. Sambenedettese viene fondata invece il 4 aprile 1923 in seguito alla fusione di tre squadre locali, la Fortitudo, la Serenissima, e la Forza e Coraggio, e, successivamente, anche del Torrione. Già dal 1907 con queste formazioni, giovani studenti, pescatori e piccoli artigiani locali avevano iniziato a cimentarsi nel gioco del calcio, spesso con formazioni ridotte, a livello amatoriale, ricreativo, organizzando anche sfide contro coetanei dei centri vicini. I colori sociali iniziali sono il bianco e il verde, che si muteranno, cinque anni dopo in rosso e blu, gli stessi del comune.
Si gioca al vecchio campo di piazza San Giovanni Battista. Il nuovo, il “Littorio” sorgerà, in zona Marina, nel 1931, dapprima intitolato all’ex giocatore Tommaso Marchegiani, perito nei bombardamenti del 1943, e poi, definitivamente, nel 1949, ai fratelli Aldo e Dino Ballarin, vittime nella sciagura aerea che aveva cancellato l’intera squadra del grande Torino sul monte Superga nel maggio di quell’anno. Il “Ballarin”, che sorge solitario, vicinissimo al mare e al porto, diventerà il tempio della fede calcistica sambenedettese per la propria squadra, il teatro di una epopea, che, come vedremo più avanti, nel bene e nel male, ne segnerà la Storia.
La rampa di lancio verso le glorie, non solo sportive, di un piccolo paesotto di provincia destinato a costruirsi con le proprie mani, con la tenacia tipica della gente di mare, ben valorizzando tutte le proprie potenzialità, un futuro di fama e di benessere.
(continua)
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati