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Il giorno più nero: la morte di Roberto Strulli

SEDICESIMA puntata della rubrica di Cronache Picene "Ascoli e Sambenedettese, un secolo di rivalità". Storie di sport, ma non solo
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Ascoli Piceno e San Benedetto del Tronto. Oltre alla rivalità sportiva, talvolta becera, c’è di più. Ci sono realtà figlie di passati gloriosi, che ai due centri hanno conferito prestigio. Ci sono state persone, popoli, storie e culture diverse, di pari dignità, separate solo da una manciata di chilometri, da conoscere, raccontare e tramandare. Accomunate, tutte, da un “eroismo” straordinario, che nessun astio, fazioso e municipalistico, può e deve cancellare. Di cui andare, tutti insieme, indistintamente, orgogliosi. L’amore cieco e sordo per il proprio campanile, il fanatismo che, in ogni campo, tutto avvelena, rischiano di farci ignorare, sia sotto il Torrione che in Piazza del Popolo, il meglio che, su entrambe le sponde, nei più diversi campi, con valore, sacrificio e abnegazione, durante lo scorrere degli ultimi secoli le nostre genti sono riuscite a costruire. A puntate, su Cronache Picene, racconteremo senza presunzione la Storia dei due centri. Sportiva e non. Scritta dai grandi personaggi del passato, soprattutto quelli meno celebri, da tramandare ai più giovani, e ai posteri, spesso ignari. Attraverso le glorie e le infamie, i fasti e le tragedie. Le pagine più esaltanti e i giorni più neri. Senza partigianerie e autoincensamenti di sorta. Senza sconti, che la Storia non può concedere a nessuno. Ascoli Piceno e San Benedetto del Tronto. Non più cugine invidiose e malevoli. Ma sorelle unite. E regine, entrambe, del Piceno e delle Marche. Non solo sui campi di calcio.

 

Il momento dello scontro fatale fra Strulli e Caposciutti

PUNTATA n. 16

 

14 febbraio 1965. Quarta giornata di ritorno. Per Sambenedettese e Ascoli è il giorno dell’atteso derby del Piceno. Quando scendono in campo, avvolte dal tradizionale clima infuocato del “Ballarin”, le due squadre non possono immaginare quale terribile esperienza stanno per vivere. Padroni di casa in campo con Bendin, Venditti, Di Francesco, Pagani, Beni, Jannarilli, Caposciutti, Piccioni, Olivieri, Minto, Pucci. L’allenatore è Alberto Eliani. Sulla panchina ascolana siede un altro ex, Alfredo Notti, che risponde con Strulli,
Masetto, Rossetti, Mazzone, Bigoni, Tomassoni, Trapletti, Beccaccioli, Marcos, Capelli, Aldi. Arbitra il torinese Pfiffner. Sparuta la rappresentanza dei sostenitori ospiti al seguito, forse qualche centinaio, dispersa fra i cinquemila
spettatori che riempiono, quasi al limite della capienza, tutti i settori dello stadio.

La Samb, che deve farsi perdonare dai propri tifosi due sconfitte esterne consecutive, patite a Reggio Calabria e a Salerno, parte a mille. Nel breve volgere di otto minuti, intorno alla mezzora di gioco, l’Ascoli subisce due gol. Autori Pucci e Piccioni. Il giovane portiere toscano dell’Ascoli, Roberto Strulli, milita da oltre tre anni nella società bianconera. Già convocato nella Nazionale dilettanti nel 1959, era arrivato infatti all’Ascoli nel 1961, come contropartita per la cessione di Piero Persico alla Lucchese. Dopo tre stagioni da secondo ai titolari, Strologo prima e Colombo poi, all’inizio di quella stagione 64/65 è partito, finalmente, titolare.

Roberto Strulli

A cinque minuti dalla fine del primo tempo, nel disperato tentativo di recuperare un pallone sfuggitogli dopo una parata, il portiere dell’Ascoli si scontra con Caposciutti. Entrambi si avventano su quel pallone conteso. Strulli si tuffa per riagguantarlo, Caposciutti accorre invece per ribatterlo in rete. L’attaccante non salta il portiere in uscita, può solo arrestare la sua corsa. Lo scontro di gioco fra i due è inevitabile. Una fotografia istantanea che meriterebbe il premio Pulitzer, scattata quella domenica, fissa proprio l’attimo dell’impatto, violentissimo, fra il ginocchio del rossoblù e il volto del bianconero, che lascia Roberto Strulli esanime sul terreno. Ci si rende conto subito della gravità delle sue condizioni. Alcuni compagni di squadra corrono sotto la tribuna ad implorare l’intervento di un medico. Sono loro, insieme ad alcuni giocatori avversari, ad adagiarlo, a braccia, e poi aiutandosi con l’anta di una porta di legno dello spogliatoio smontata a volo, su una campagnola dei Carabinieri entrata in campo per trasportarlo fuori dallo stadio, dove sta arrivando, a sirene spiegate, una autoambulanza partita dal locale ospedale “Madonna del Soccorso”.

Ascoli 63-64 con Strulli e l’allenatore Notti

Sono lunghi, drammatici, minuti. Il ragazzo non mostra segni di vita. Il turbamento è generale, soprattutto in campo fra i suoi compagni. Ma si devono giocare, comunque, quei pochi minuti che mancano all’intervallo. Si riprende il gioco. L’allenatore dell’Ascoli, Alfredo Notti, un ex, manda fra i pali il centrocampista Adelmo Capelli, con l’Ascoli che rimane così in dieci in base al regolamento allora vigente, che non permette ancora la sostituzione del portiere. Ma alla partita, al risultato, ormai, nello spogliatoio nessuno pensa più. Le loro preoccupazioni e i loro pensieri sono tutti per Roberto. Ad alleviare le pene, e a ingannare tutti, provvedono gli altoparlanti dello stadio, che durante l’intervallo diffondono il confortante messaggio secondo cui Strulli in ospedale ha ripreso conoscenza, e si è completamente ripreso dall’incidente. E’ una notizia completamente falsa. Che vuole solo cercare di rasserenare, momentaneamente, il clima all’interno dello stadio. La realtà, purtroppo, è molto diversa.

Nel secondo tempo la Samb, incitata dai suoi tifosi, continua così ad attaccare a testa bassa, segnando altri due gol, autori Minto e con lo stesso Alfiero Caposciutti, capocannoniere della squadra in quella stagione, e infliggendo un pesante passivo finale (4-0) agli ascolani, ovviamente sotto shock per l’accaduto. All’ospedale intanto Roberto Strulli non riprenderà mai conoscenza. Compagni di squadra, giocatori avversari, fra i quali lo stesso Caposciutti, e molti tifosi ascolani, vi si recheranno dopo la fine della partita per avere notizie sulle sue condizioni. Che non lasciano spazio alla speranza. Le condizioni del giovane portiere bianconero sono disperate. Nel nosocomio si attende con ansia, fino a notte fonda, l’arrivo da Roma, lungo una strada Salaria coperta dalla neve, di un luminare che potrebbe riaccendere la speranza tentando un intervento neuro-chirurgico. Arriverà all’ospedale di San Benedetto nel cuore della notte, ma non potrà fare nulla neanche lui. La frattura della mandibola, una lesione alla base cranica e lo stato di coma profondo in cui è sprofondato subito dopo l’incidente il giocatore dell’Ascoli, risultano letali.

A Pennile di Sotto una piazza è stata intitolata a Roberto Strulli

A soli ventisei anni, Roberto Strulli cessa di vivere alle 5,45 della mattina dopo. Una tragedia che segnerà molte vite. La moglie Luana, diciannove anni, e incinta al settimo mese del loro primogenito, aspetterà invano, in Toscana, la solita telefonata della domenica sera di Roberto. Sarà un giorno di San Valentino, festa di tutti gli innamorati, segnato dal dolore per sempre. Al figlio che nascerà due mesi dopo darà lo stesso nome del padre, che lui non potrà mai conoscere. Roberto junior.

Martedì 16 febbraio 1965, in Ascoli, nel pomeriggio, sotto una nevicata, si celebrano i solenni funerali. La salma di Strulli è ripartita nel primissimo pomeriggio dall’obitorio dell’ospedale di San Benedetto. Il carro funebre è preceduto da una staffetta della Polizia Stradale, e seguito da una tante auto di tifosi bianconeri. Una corona di fiori, inviata dalla S.S. Sambenedettese, verrà gettata via strada facendo. Le esequie solenni si tengono in Duomo, il cui sagrato è gremito all’inverosimile in un silenzio irreale. Il feretro entra in Cattedrale portato in spalla dai suoi compagni di squadra. Dopo la funzione religiosa il corteo funebre taglia il cuore della città. In tutti i sensi. La
partecipazione popolare è, come detto, impressionante. Paragonabile solo a quella che ci sarà, quasi trent’anni dopo, per l’addio, altrettanto doloroso, e unanimemente sentito, a Costantino Rozzi.

Ai funerali interviene anche il potente commissario nazionale della Federazione, Artemio Franchi, che farà osservare un minuto di silenzio, in segno di lutto, su tutti i campi italiani la domenica successiva. Il mesto corteo attraversa il centro della città dal sagrato del Duomo fino in Piazza del Popolo fra due ali di folla silenziosa in lacrime. E’ l’ultimo, straziante, abbraccio del popolo ascolano. Tante le bandiera bianconere che spuntano in mezzo alla gente. E quindi, dopo i saluti del sindaco Mario Cataldi e del presidente onorario Cino Del Duca, arrivato appositamente dalla Francia per rendergli omaggio, attraverso le centralissime via Malta (odierna via del Trivio), e via Cairoli, fino in piazza Ventidio Basso. Da qui, a San Pietro Martire, Roberto inizia il suo ultimo viaggio verso la natia Toscana. I suoi parenti più stretti sono giunti infatti ad Ascoli a bordo di un pulmino per riaccompagnare il loro caro, su un carro funebre, fino al piccolo cimitero di Monsummano Terme, nel pistoiese, il paese natale di Roberto, dove verrà sepolto.

Tutta l’Italia calcistica è sconvolta dalla tremenda tragedia. Messaggi di unanime cordoglio arrivano da quasi tutte le società. Il Napoli e il Lecce offrono un portiere in prestito. Si giocheranno, successivamente, diverse partite di beneficenza per raccogliere fondi da devolvere alla sua famiglia, anche su iniziativa della stessa Sambenedettese. Che sarà fischiata, e accolta dal grido “Assassini! Assassini!”, per molto tempo, in tutti gli stadi d’Italia dove giocherà. La tragedia di Strulli consumata al “Ballarin” segnerà con il sangue e avvelenerà definitivamente, nella maniera peggiore, la rivalità fra i due club, rinfocolando, purtroppo, anche l’odio fra le due tifoserie.

(continua)


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