di Andrea Ferretti
Semmai un giorno dovessero svolgersi nell’Ascolano le Olimpiadi invernali, la pista per le gare di bob e slittino è già pronta. Basterà solo sistemarci sopra uno spesso strato di ghiaccio, ed è fatta. La pista si trova in un punto davvero curioso che, metro più metro meno, tocca tre comuni (Ascoli, Castel di Lama, Ancarano), due province (Ascoli, Teramo) e due regioni (Marche, Abruzzo).
Si tratta dell’ormai famigerato ponte sul Tronto, quello sulla provinciale Ancaranese, lì dove si incrociano due territori e dove, da tanti anni, è in atto un rimpallo di responsabilità. Il ponte, va chiarito, per metà è di proprietà della Provincia di Ascoli e per metà di quella di Teramo. E’ una costruzione vecchia e ormai decrepita che risale alla metà del secolo scorso. Nella speranza che vengano effettuati i dovuti monitoraggi sulla sua consistenza, resta la stranezza di avere a che fare con un doppio ponte. Due strutture costruite in tempi diversi per adeguarsi al cambiamento di usi e costumi. Come dimostra la giornaliera enorme mole di traffico, imparagonabile a quanto avveniva solo qualche anno fa.
Sono due ponti quasi attaccati. Uno per uscire da Castel di Lama/Ascoli e raggiungere l’Abruzzo e/o la superstrada e/o la Provinciale Bonifica. Uno (la pista da bob) per dirigersi verso Castel di Lama e/o raggiungere la Salaria e/o l’asse attrezzato dove sorgono strutture e centri commerciali sempre super affollati.
La “pista da bob” sembra tale poiché delimitata da blocchi di new jersey, che tra l’altro finiscono pure per appesantire la struttura. Un restringimento forse obbligatorio ma sicuramente pericoloso per i veicoli, specialmente i mezzi pesanti che sono larghi pochissimi centimetri meno dello spazio a disposizione. Il fondo disastrato rende poi arduo il controllo dei mezzi, anche a bassa velocità. L’automobilista di turno ha la sensazione di sentirsi alla guida di un bob, con i new jersey che sostituiscono i “muri” di ghiaccio.
Che fine farà questo ponte? Se lo chiedono, a giusta ragione, in tanti. Se lo chiede sicuramente anche il nuovo Consiglio provinciale appena eletto, capitanato da Sergio Loggi, che in cima alla lista degli impegni ha messo proprio la viabilità. La buona notizia, non solo per i neo eletti ma per tutti, è che su questa storia dovrebbe metterci finalmente mano l’Anas. Che, soprattutto dopo gli ultimi terremoti e con le casse sempre più vuote delle Province, sta dando un aiuto alle istituzioni locali. C’è un progetto che prevede un nuovo ponte, con conseguente demolizione della “pista da bob”. Al ponte parallelo, le cui condizioni sono decisamente migliori, metteranno mano successivamente.
Nel maggio 2020, un anno e mezzo e non un secolo fa, l’allora presidente della Provincia di Ascoli, Sergio Fabiani, parlava di «priorità assoluta dell’Amministrazione per strade, scuole e infrastrutture» aggiungendo: «Chi mi conosce bene sa che preferisco parlare con i fatti cercando di trovare soluzioni concrete alle problematiche attivando le migliori sinergie istituzionali per il bene comune… vorrei ricordare che la struttura si trova al confine tra Marche e Abruzzo e che la responsabilità di manutenzione è di competenza per metà della Provincia di Ascoli e per metà della Provincia di Teramo, con la quale vanno concertati tutti gli interventi…. il ponte è stato oggetto di vari sopralluoghi anche recentissimi e interventi sull’asfalto operati nel tratto di nostra competenza. Pochi giorni fa abbiamo preso nuovi contatti con la Provincia di Teramo per individuare soluzioni di intervento per incrementare la sicurezza e la fruibilità della struttura».
Appare del tutto evidente che nell’ultimo anno e mezzo qualcosa deve essersi inceppato.
Di questo ormai famigerato ponte se ne parlava anche prima. Nel 2016 l’allora presidente della Provincia Paolo D’Erasmo, che dopo Piero Celani rimase in carica dal 2014 al 2018, proprio a metà del suo mandato, si incontrò con il collega di Teramo Renzo Di Sabatino per fare il punto sulla sistemazione del ponte sul Tronto. Si decise di sistemare la struttura in mattoni, risalente agli anni ’50, di rifare la piattaforma stradale e di installare le barriere di sicurezza.
Le barriere, che dovevano essere provvisorie, stanno ancora lì. La sicurezza purtroppo no.
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